Storia di un metronomo capovolto

Tra gli esordi letterari più interessanti degli ultimi mesi c’è anche questo romanzo del ventiquattrenne di Parabita, nel Salento, Giuseppe Cristaldi, dal titolo Storia di un metronomo capovolto (Ed. Il Laboratorio, Parabita, pp. 173, euro 10). La prima informazione che colpisce chi vuol ricercare notizie di questo libro sul web è indubbiamente il suo partner d’eccezione, Franco Battiato, una cui nota introduttiva lo definisce «un libro sorprendente con una solida struttura narrativa. Il racconto ambientato a Messina, è costellato puntillisticamente (in senso musicale) da ardite sentenze. […] Leggere per credere» (ne ho espunto la frase centrale che svelava un po’ troppo della trama…).

Dell’autore è presente sul web una breve intervista rilasciata al periodico
«ApprodoSalento» (http://www.approdosalento.com/cultura.htm), mentre la quarta di copertina così descrive il romanzo: «L’ Italia è quella indecifrabile degli anni Ottanta, quella oberata dall’insoluto, quella un po’ meno continentale, che sguazza sul confine sbiadito tra la crisi identificativa e l’identità manomessa, quella che si rivolta nel fango delle stragi e che inevitabilmente giunge a caratterizzare il corso esistenziale dei singoli, imperatori dei propri personali universi. I due giovani, protagonisti provenienti da collocazioni sociali agli antipodi, si fanno specchio fedele dell’andazzo italico e nella melma storica del quartiere Bisconte intessono la loro rivoluzione aneddotica. Romanzo-manifesto, il primo del ventiquattrenne Cristaldi, intriso della dovuta responsabilità civica, la stessa che si fa bandiera e ghigliottina agli umori di questo fiume d’amicizia».