"La sanità malata", di Maurizio Portaluri

Uno dei libri pugliesi che nelle ultime settimane ha fatto molto parlare di sé è anche uno di quei libri indispensabili per chiunque voglia addentrarsi, senza pregiudizi ideologici e senza impugnare l’ascia dell’antipolitica, nella comprensione dell’articolato mondo della sanità pubblica, materia, come si sa, di quasi esclusiva competenza regionale e terreno sul quale si giocano molte competizioni elettorali. Si tratta del volume di Maurizio Portaluri, oncologo brindisino, già autore de Di fabbrica si muore scritto a quattro mani con Alessandro Langiu, che racconta la sua esperienza di due anni trascorsi come direttore generale della ASL della provincia di Barletta-Andria-Trani, prima di tornare, a seguito delle sue dimissioni, all’attività di medico, dopo una breve parentesi all’Istituto tumori di Bari. La sanità malata. Viaggio nella Puglia di Vendola (pp. 112, euro 12), questo il titolo del volume (il sottotitolo strizza forse un po’ troppo l’occhio al lettore), è stato pubblicato dalla Glocal Editrice, sempre attenta ai temi della politica regionale, della quale si ricorda soprattutto la pubblicazione de Il Governatore di Lino De Matteis a ridosso delle elezioni regionali del 2005.

Sono 18 i brevi contributi di Portaluri, ognuno dedicato a un aspetto specifico delle difficoltà incontrate nel suo operato di ‘manager’ di una Asl, ai quali si aggiungono la prefazione di Michele Di Schiena – Presidente Onorario Aggiunto della Corte di Cassazione – e una postfazione di Gianluigi Saraceni – dirigente amministrativo della sanità pubblica in Emilia Romagna e in Liguria, chiamato nel 2005 da Nichi Vendola a portare la sua esperienza in Puglia ma dimessosi anch’egli dopo 3 anni di lavoro nella stessa Asl di Portaluri. Gli aspetti assai bene descritti da Portaluri portano, nel complesso, a questa conclusione: che la rivoluzione nella sanità pugliese auspicata da Nichi Vendola nel 2005 è ancora di là da avvenire (o quantomeno a completarsi); che c’è stato probabilmente un errore di valutazione nel credere di poter apportare in pochi anni, se non addirittura in pochi mesi, tutti i cambiamenti necessari a una realtà assai dilaniata dai tanti interessi privati che vi gravitano attorno; e infine che non vanno nascoste le problematiche che l’ingerenza della politica (nazionale, regionale e comunale) ha causato e causa ancora a chiunque voglia rimboccarsi le maniche e agire in maniera indipendente per il miglioramento del sistema.

Va altresì detto, e lo sottolinea anche Portaluri, che determinati indirizzi provenienti dallo Stato centrale agiscono come una clava per impedire la risoluzione di alcuni problemi: l’assumere come fattori presi in esame nei sistemi di gestione «essenzialmente i costi e le prestazioni erogate», un sistema «utile in un’azienda che produce beni materiali o servizi che non hanno ad oggetto la salvaguardia di un bene primario come quello della salute» è uno di questi. Ma anche «la differenza stipendiale tra medici di famiglia e medici ospedalieri, a discapito dei secondi», che «ha spinto questi ultimi a forme di integrazione del reddito […] con conseguenze sulla tendenza prescrittiva, sulle liste di attesa per le prestazioni ed in definitiva sulla sicurezza del paziente». A questo proposito, si registra l’incredibile proroga di ben quattro anni concessa recentemente dal governo e quindi dal parlamento intesa a far continuare ai medici ospedalieri una attività da «libero professionista intramoenia» anche nei propri studi privati, senza dunque alcun controllo da parte del servizio pubblico, nonostante essi ricevano un’indennità di circa 1000 euro per quest’attività che dovrebbe, invece, svolgersi ‘entro le mura’ dei presidi ospedalieri o ambulatoriali. Una proroga che va a tutto vantaggio dei medici ospedalieri (le principali «vittime» del sistema, come Rocco Palese li ha invece definiti in una recente trasmissione televisiva), e che incide a catena sulle liste d’attesa e sulle casse del servizio sanitario regionale. Come sottolinea Portaluri, «la vera alternativa sarebbe una netta separazione tra attività pubblica e privata con grande disappunto di buona parte della classe medica e perdita di consenso della classe politica»: il numero di medici-sindaci, consiglieri comunali e regionali, oltre a essere del tutto sproporzionato rispetto alla popolazione, crea infatti una serie di conflitti di interesse difficilmente arginabili dai manager delle Asl, a fronte anche dei maggiori appoggi politici – di entrambe le sponde – che i primi hanno nei confronti di questi ultimi.

L’analisi di Portaluri prosegue poi sui «metodi di valutazione», sulla difficoltà nel licenziare un medico ospedaliero di Barletta condannato con sentenza definitiva per omicidio colposo ai danni di una paziente, sull’assistenza territoriale ancora poco diffusa, sui disinvolti ‘cambi di casacca’ politici di un gran numero di dirigenti medici e amministrativi, sulle ingerenze delle multinazionali farmaceutiche, sull’inefficacia dei controlli igienico-ambientali, sulla mancanza di autonomia nel controllo e nella partecipazione democratica dei cittadini. A fronte di questo quadro, tuttavia, Portaluri lascia comunque aperto uno spiraglio all’ottimismo: il recente piano sanitario approvato in Regione, che prevede il potenziamento dell’assistenza territoriale e la ricollocazione delle strutture ospedaliere, è atteso alla prova dei fatti.