“Con Lydia” di Enza Piccolo

L’ultimo romanzo o racconto lungo della scrittrice barlettana Enza Piccolo, il terzo pubblicato con la casa editrice salentina Il Raggio Verde dell’editore Giusy Petracca, è stato pubblicato da pochi mesi con il titolo Con Lydia. L’autrice è nata a Barletta dove ha insegnato per molti anni. Attualmente vive a Trani dedicandosi alla scrittura. Ha già pubblicato: Sul palcoscenico della Scuola; La notte del destino nel mondo greco; Intrighi e Passioni nel teatro di Shakspeare; Dopo il buio (Manni, 2003) composto da tre racconti, fra cui Il trasloco, letto e interpretato da Pamela Villoresi con la regia di Maurizio Panici; Il viaggio di Chiara (Bonanno, 2004); Bloomsbury (Il Raggio Verde, 2006); Nuvole – non sempre le puoi guardare (Il Raggio Verde, 2007).

La prefazione di quest’ultima opera letteraria di Enza Piccolo è a cura della prof.ssa Carmen De Stasio, presidente dell’associazione “Via Media” di Brindisi, che a proposito dell’opera ha scritto: «È l’ultimo lavoro di Enza Piccolo, un piccolo trattato di storia intima e comune, un inebriante senso di appartenenza che coinvolge anche nelle distanze spaziali. La storia parte da lontano, raccoglie suoni e voci di un passato personale, raccontato in prima persona, come se a dipanare quel volo temporale fosse la stessa autrice, che costruisce con mano sapiente un pezzo vago del percorso comune, lo raccoglie in uno scrigno e lo offre a chi vuol intendere, a chi abbia voglia di riflettere. Quando il passato diventa un’ombra opprimente, che si desidera spazzar via perché gravoso è il fardello, scomodo e disturbatore di tranquillità “finalmente” acquisite, cosa accade? Accade che, anziché chiudere sbadatamente la porta alla memoria, essa viene risucchiata, fagocitata, analizzata, radiografata, approfondita. Scarnificata da orpelli addizionali ed edulcorata da circostanze dirette o imposte (di comodo) ed appare, infine, netta nella sua cornice storico-temporale. L’immagine che appare è quasi violenta nella sua immediatezza. Così Enza Piccolo arriva a compilare quello che definisco il suo piccolo capolavoro letterario. Non una scrittura di pancia, o, almeno, non solo quello».