“Metamorfosi del sogno” di Marco Nuti

Cinque autori francesi, altrettante vie per il sogno – pardon, rêve – infinite possibili interpretazioni. La psicanalisi è solo sullo sfondo, un fantasma che verrà, in questo testo di Marco Nuti; molto più dense e presenti, invece, le critiche e le interpretazioni che nascono da quelle visioni distorte ed gli incubi che il Nuti ha rintracciato nelle poesie, nei romanzi e nei racconti francesi.

Questa esplorazione “psico-letteraria” comincia con Guy de Maupassant, scrittore che ha spesso mescolato allucinazione, fantasia e realtà nei suoi racconti, nonché nella sua vita. E probabilmente proprio quegli stati di delirio e paranoia, che lo portarono più volte a tentare il suicidio, sono stati ispiratori dei suoi scritti, ci suggerisce Nuti, nei quali i personaggi vivono inquietanti momenti di terrore ed angoscia (come in Le Horla) o di suggestionamento erotico ed accettazione pacifica del proprio destino, come nella novella Yvette.

A Maupassant segue l’autore della Recherche, Marcel Proust, sovente accostato a Freud per la capacità di indagare l’animo umano mostrata dall’autore. In Proust, i momenti onirici sono associati a paesaggi marini e liquidi, specialmente alla città di Venezia, città che svela, tramite un sogno, il complesso edipico del protagonista, e permette, quasi come una seduta di psicanalisi, di far affiorare ricordi e memorie dell’infanzia, sottolineando il carattere metaforico dei sogni per Proust.

In Baudelaire, vi è la distinzione tra rêve naturel e rêve absurde. Ed è quest’ultimo il geroglifico, incomprensibile e folle, che il poeta si sforza di tramutare in parole, aiutandosi con le immagini. E qui interviene la conoscenza, da parte di Baudelaire, di alcuni dipinti, quali Le Couchemar di Füssli o l’Odalisque di Ingres, per giungere ad linguaggio adeguato. Versi popolati da aggettivi di colore e riferimenti paesaggistici, che rappresentano quei sogni e deliri onirici così inesprimibili.

Si passa poi ad uno dei padri ideali del surrealismo, ossia André Breton, che ci porta nel regno dell’onirico mostruoso ed ectoplasmico con il romanzo Nadja, ragazza bella e semiviva, la cui conoscenza dà luogo ad un amour fou che conduce inevitabilmente alla morte.

Infine, vi sono le allucinazioni indotte di Henri Michaux, che sperimentò appositamente la mescalina ed altre droghe per scoprire nuove vie linguistiche oltre che per dare forma a ciò che i suoi sogni mostravano. L’allucinazione alimentata dalla droga, infatti, gli permetteva di inseguire le proprie visioni deliri, sapendoli ricostruire e comunicare. Il discorso si fa ellittico ed allusivo, attinge ad un plus grand Réel, uno spazio sopra mentale in cui “il mondo appare come sensazione estatica”.

Un testo di approfondimento, critica e riflessione, consigliato a chi desidera tentar di interpretare alcuni degli spazi dei deliri e delle fantasticherie oniriche di alcuni grandi autori francesi; lavoro che richiede indubbia concentrazione e dedizione, oltre che una accurata conoscenza dei testi esaminati, mentre Nuti guida nell’intricata materia comparando correspondances e simbologie, supposizioni a passaggi sicuri, analisi letterarie a rimandi pittorici e di altra natura.

Marco Nuti, Metamorfosi del sogno. Fantasmagorie e deliri onirici in Maupassant, Proust, Baudelaire, Breton e Michaux, Schena, 2009, € 18

Azzurra Scattarella