“Parole al vento” di Gaetano Mele
In tempi di recupero del dialetto e delle tradizioni popolari è giusto segnalare una raccolta di poesie da poco edita. Si tratta di Parole al vento (pp. XXIV + 88, euro 13) opera di Gaetano Mele pubblicata dalle Edizioni Arti Grafiche Favia di Modugno (Ba).
Gli argomenti delle poesie sono vari e non tutti legati alla tradizione, come spesso accade quando si tratta di opere in dialetto. Questo è un grande pregio del testo e cioè quello di cercare di usare il dialetto come lingua ancora viva e capace di arricchirsi e di cogliere i cambiamenti della società. Quindi, accanto alle più comuni poesie amorose o di memoria, compaiono poesie ironiche che sembrano quasi rifarsi alla tradizione romanesca di Trilussa e, precedentemente, di Belli o a quella milanese di Porta. Si ricordi su tutte Euròpe che, pur non essendo priva di un certo qualunquismo, ha il merito di trattare un argomento che difficilmente si ritrova in poesie in italiano come l’avvento dell’Unione Europea visto dalla periferia dell’Impero.
Piacevoli anche le poesie dedicate a persone o negozi ai quali l’autore è legato (Pizzeria da Torino o Speggiarì Macario) che fanno pensare ad una società in cui i rapporti sono ancora civili e personali e i proprietari dei negozi non sono delle multinazionali ma dei professionisti seri e umani.
Insomma è un libro di poesie che racconta una società che cambia, guardando anche al passato con nostalgia ma senza ripiegarvisi e osservando e commentando il presente con occhio critico e ironico.
Il volume è arricchito dalle tavole di Paolo Manzari e, mi spiace dirlo, appesantito dalle varie prefazioni e introduzioni (addirittura cinque più una nota dell’autore) che sembrerebbero quasi voler giustificare una silloge di poesie in dialetto che invece ha una nobiltà propria che non necessita di difesa alcuna.