Intervista a Rossano Astremo
Rossano Astremo, scrittore pugliese (di Grottaglie), seguendo un copione ricorrente per le penne pugliesi, risiede a Roma. Dalla capitale ha scritto, per Newton Compton, 101 cose da fare in Puglia almeno una volta nella vita, e il recente (giugno 2010) 101 storie sulla Puglia che non ti hanno mai raccontato (pp. 300, euro 14,90).
Il taglio dato a questo secondo testo per la collana Centouno è interessante: c’è Federico II immortalato da un paparazzo ante litteram, ci sono le pettole e la scapece gallipolina e prodigi di santi e folletti, ma c’è anche tanta letteratura, una insospettabile presenza di riviste e artisti provenienti dalla Puglia o qui approdati. «Il critone», «L’Albero», «L’esperienza poetica» sono alcune delle riviste culturali citate da Astremo, insieme all’esperienza futurista salentina di Vittorio Bodini e a quella di Girolamo Comi; c’è Alda Merini e c’è Arthur Miller in visita a Monte Sant’Angelo.
Da un testo che titolo e veste grafica suggeriscono di sfogliare, si hanno sorprese positive, e i numerosi spunti inducono all’approfondimento, avvallando la teoria di Manganelli per cui i testi sono larghi, tridimensionali, in espansione.
Abbiamo intervistato l’Autore per PugliaLibre.
La prima domanda, per rompere il ghiaccio: come hai scelto le storie e come ti sei documentato?
Per la scrittura delle 101 storie mi sono documentato leggendo molti testi di storia locale, facendo ricerche su Internet e raccogliendo storie raccontatemi da amici e parenti. Credo che ne sia venuto fuori un ritratto della Puglia desueta e, spero, originale.
Il criterio con cui hai ordinato le storie è cronologico: è stata la sistemazione che ti è venuta subito in mente, per il materiale raccolto? È stato difficile bilanciare la presenza delle varie province? Ti sarà venuto spontaneo attingere prevalentemente dal tarantino, tua zona di provenienza, oppure la “pugliesità” si è acuita con la lontananza dalla tua regione di nascita?
Il criterio cronologico mi è sembrato il più opportuno e il più immediato per immergersi in questo viaggio nel tempo. Per quanto riguarda la presenza di storie ambientate nelle varie province, in effetti il fatto di essere cresciuto in provincia di Taranto e di aver studiato e lavorato a Lecce per molti anni ha influenzato la scrittura del libro. Senza trascurare per questo Foggia, Bari e Brindisi. Almeno, spero che gli abitanti di queste province non ritengano questa predilezione per Taranto e Lecce una ragione sufficiente per disinteressarsi al libro.
Trattandosi di un testo divulgativo, ho trovato interessante che tu abbia dato molto spazio a scrittori, registi e artisti, a scapito di qualche nota di folklore in più, che sarebbe stata la scelta più ovvia: hai voluto valorizzare le eccellenze pugliesi svincolando la regione da stereotipi su cibo e castelli?
Sì, ci sono molti scrittori e artisti nel libro. Perché questo? Perché a differenza di altri temi, quale le prelibatezze della nostra cucina, le vicende biografiche di molti di loro non sono note al grande pubblico. Mi sembrava interessante avere la possibilità di parlare all’interno di un testo divulgativo, di larga distribuzione, di poeti quali Salvatore Toma e Claudia Ruggeri e di artisti come Norman Mommens e Patience Gray.
Molte delle storie partono dalla descrizione di un personaggio con numerosi fratelli e che ha dovuto abbandonare gli studi ma ha comunque seguito un percorso vincente: è una trama che rappresenta la storia di molti pugliesi, credi che ci sia maggior merito ad emergere in Puglia?
Credo che questa visione del riscatto sociale sia comune a molti pugliesi del passato e del presente. Non credo che ci sia maggior merito ad emergere in Puglia, però penso che nel raccontare la storia di alcune eccellenze pugliesi nate dal nulla si può intravedere la mentalità di molti uomini e donne della nostra terra.
Al di là delle storie del passato, raccogliendo quelle più recenti e soprattutto quelle relative a scrittori e poeti, quale bilancio puoi trarre sulla Puglia attuale? Anche tu sei un “emigrato”: è ancora una necessità per molti pugliesi?
Lo stato attuale della scrittura pugliese mi sembra buono. Citando titoli recenti, posso consigliare La battuta perfetta di Carlo D’Amicis e La legge di Fonzi di Omar Di Monopoli. C’è da dire che fare lo scrittore in Puglia è molto difficile. Non è un caso che alcune tra le penne migliori della nostra terra vivano fuori regione. Penso a Desiati, a Lagioia, a D’Amicis, tutti da anni stabilitisi a Roma. Anche Di Monopoli, che è un autore che stimo molto, è venuto da poco nella capitale. Perché questo? Perché nonostante l’impegno di Nichi Vendola, la nostra regione è una terra che offre davvero poco per le giovani generazioni. Emigrare non è necessario, ma molto spesso vitale se si vuole crescere sul piano professionale. Non so se lo stato delle cose cambierà. Quello che è vero è che non credo di tornare più a vivere nella mia terra, pur amandola immensamente e pur provando un’immensa nostalgia. Cerco, però, di sublimarla scrivendo questi libri sulla Puglia. Dopo 101 cose da fare in Puglia almeno una volta nella vita e 101 storie sulla Puglia che non ti hanno mai raccontato, il prossimo anno sarà la volta di un libro sul crimine in Puglia. Nella speranza che i lettori siano tanti come i due precedenti.
Grazie a PugliaLibre. Alla prossima!
Carlotta Susca