Intervista a Franco e Antonella Caprio

Con il romanzo Il segreto del gelso bianco (Besa Editrice) Antonella e Franco Caprio si sono aggiudicati il Premio LibriaMola 2010, il riconoscimento speciale dello staff di PugliaLibre come miglior romanzo pubblicato in Puglia lo scorso anno, infine, il secondo posto al Premio Letterario Via Po di Torino, giungendo dinanzi a concorrenti come Alessandro Defilippi, Alain Elkann, Massimo Gramellini, Enrico Remmert!

Sul loro bel testo noi di PugliaLibre ci siamo già soffermati, tra i primi, nel post del 24 febbraio 2010 quando era ancora una piacevole sorpresa dagli esiti incerti. Proviamo ora a scoprire con gli autori le chiavi del loro successo.

I romanzi pubblicati ogni anno sono tantissimi; oltre alla qualità stilistica e narrativa della vostra opera, cosa vi ha consentito di distinguervi tra gli altri esordienti e di raggiungere questi traguardi?

Antonella: l’aver narrato una storia vera e l’aver usato un linguaggio popolare e familiare altrettanto autentico e forte ha sicuramente colpito sia i lettori sia gli addetti ai lavori. La ricorrenza, poi, della celebrazione del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia ha risvegliato il bisogno di rispolverare la memoria del nostro passato, per far sì che essa possa costituire un seme per il nostro futuro, e Il segreto del gelso bianco è stato individuato anche come romanzo storico che fa onore ai tanti italiani del popolo che hanno “fatto” la storia d’Italia.

I premi e i riconoscimenti che il romanzo si è accreditato sicuramente non sono per noi un traguardo ma un punto di partenza…

Franco: ritengo che il riscontro ricevuto dal romanzo sia da attribuirsi essenzialmente all’abbinamento di un prosa semplice ma non banale e di un racconto che riesce ad avvincere senza trascurare i contenuti, mescolando dramma ad ironia, in modo da poter essere apprezzato dai lettori più smaliziati come da quelli occasionali. E poi la scelta di abbinare un lirismo descrittivo ad un linguaggio diretto dalla sintassi dialettale, che rende più vivi e veritieri i personaggi e consente una immersione totale del lettore nel mondo che descriviamo.

Sicuramente vi hanno aiutato a farvi conoscere presso il pubblico dei lettori anche le tante presentazioni a cui avete preso parte. Volete raccontarcene una particolarmente riuscita e, magari, anche una disastrosa?

Antonella: sono molte quelle riuscite e indicarne una sarebbe fare involontariamente un torto alle altre, possiamo solo ringraziare i vari Presidi del Libro, le librerie, i circoli culturali (es. Pro-loco o Università della Terza Età) e gli istituti scolastici che ci hanno cordialmente accolto, diffondendo il romanzo in Puglia e in Piemonte.

Franco: a me non rimane che descrivere una presentazione poco riuscita in quanto chi doveva preoccuparsi di diffondere la notizia dell’evento (e precisamente il gestore di un lido balneare che aveva accettato di rientrare nel progetto “Spiagge d’Autore”, promosso dalla Regione Puglia e Confcommercio Puglia) ha pensato bene di lasciare usare ai suoi utenti la mazzetta degli inviti come zeppa per la gamba del bigliardino… quando si dice che: “in Italia la cultura sostiene il peso dello sport!”.

Come vi siete sentiti a concorrere con gli altri prestigiosi candidati del Premio Letterario Via Po? Pensate che l’ambientazione prevalentemente rurale e pugliese del romanzo via abbia penalizzato?

Antonella: non penso affatto che il romanzo sia stato penalizzato, anzi… arrivare secondi classificati ad un premio aristocratico, elitario e fortemente selettivo come appunto il Premio “Via Po” di Torino ed aver battuto i più blasonati e amati scrittori locali come Gramellini ed Elkann, significa aver presentato un romanzo che ha sconvolto i selezionatori (Margherita Oggero, Piero Soria, Sergio Pent) e gli oltre settanta giurati. Un romanzo che ha sicuramente rotto un po’ gli schemi e forse anche per questo è stato molto apprezzato.

Franco: visto il risultato riteniamo di no! Anche perché la realtà rurale pugliese che descriviamo è per certi versi assimilabile a quella di ogni regione italiana e quindi anche a quella del Nord e del Piemonte in particolare. Comunque considerando che il premio intende valorizzare la piemontesità e che nel nostro romanzo la città di Torino, che pure amiamo avendoci dato i natali, è vista con gli occhi di un emigrante che vi giunge nei primi anni ’60 e ne percepisce il grigiore, potrebbe pur essere che la cosa abbia avuto una minima incidenza.

Ormai in tanti attendono la vostra seconda prova narrativa: sarà ancora un romanzo a quattro mani? Ci concedete qualche anticipazione?

Antonella: si! Sarà ancora un romanzo a quattro mani, ispirato anche questa volta a fatti realmente accaduti. Ora ci stiamo lavorando ma il “grosso” del lavoro è svolto: c’è la trama, ci sono i personaggi, c’è il messaggio sociale, poiché con la prossima opera affronteremo un tema sociale importante: l’educazione. Di più non possiamo svelare.

Franco: Del prossimo romanzo in realtà una prima bozza l’abbiamo già stesa, ma occorre ancora un lungo lavoro di revisione. Non possiamo anticipare né il titolo né la trama, ma possiamo dire che si tratta di una storia attuale che si svolge in una scuola primaria di Torino. Ciò che possiamo anticipare è solo il sottotitolo: “cinico ritratto di scuola”.

Giovanni Turi