Aleph: “Uomini e no” di Franco Caprio

Quattro plafoniere, tecnologiche altalene sospese a metà altezza tra pavimento e soffitto, illuminano perennemente l’ufficio con la luce bianca e diffusa di altrettanti neon. Tubi fluorescenti che non lesinano mai il loro potere di annullare ogni ombra, di appiattire ogni forma e persino di sopprimere la luce calda del sole. Nell’ampia stanza, un rettangolo con porta e finestra sui lati corti e due file di tre scrivanie che si fronteggiano sui lati lunghi, solo due postazioni di lavoro sono occupate, quelle centrali. Sulle altre troneggiano vecchi monitor a tubo catodico perennemente in stand-by, pile di pratiche avvolte in ingialliti gusci di carta, testimonianza della lunga permanenza su quegli altari della accidia, e briciole di cracker alla deriva nella polvere.

– Allora, che hai deciso?

– In che senso?

– Come in che senso? Lo sai benissimo! Ti vuoi aggregare a noi oppure no?

– Ancora? Sarà la decima volte che mi fate la stessa domanda! Se avessi voluto lo avrei già fatto!

– Ehi, scusa tanto! Ma se non sbaglio questa sarà al massimo la seconda volta che te lo chiedo. Giusto?

– Va bene! Ma tieni presente che due volte tu, due volte l’altro, due volte l’altro ancora e via di seguito, alla fine diventa una vera e propria rottura di coglioni!

– Guarda che se te lo ripetiamo è anche per il tuo bene: lo sai quanto tempo libero in più avresti se non fossi così cacasotto? E tutti potremmo venire qui solo un giorno a settimana.

– Non è questione di essere cacasotto, è questione di coscienza e a me non va di rubare lo stipendio mentre me ne sto a casa e qualche collega timbra per me.

– Calma! Qui non ruba niente a nessuno. Si tratta solo di non fare i fessi della situazione!

– Scusa ma secondo te cercare di comportarsi onestamente vuol dire essere fessi?

– Sai che diceva Franco Nero in… quel film sulla mafia? Porca puttana non ricordo il nome! Vabbe’ diceva che esistono tre categorie: gli uomini, i mezzi uomini e i quacquaracquà!

– Il film è Il Giorno Della Civetta e non era Franco Nero ma Don Mariano Arena, cioè Lee J. Cobb, che divideva l’umanità in cinque categorie: gli uomini veri, i mezzi uomini, gli ominicchi, i ruffiani e infine i quacquaracquà.

– Ehi! O Franco Nero o Don come cazzo si chiama alla fine sempre quacquaracquà rimani!

– Lo sai cosa mi rode? È che quando non avevate un lavoro fisso avete pianto miseria al politico di turno e dopo che siete stati raccomandati per un posto vi è passata improvvisamente la voglia di lavorare.

– Perché, con tutta la corruzione e il magna-magna che c’è, a me personalmente non va proprio di essere l’unico a prenderla in quel posto!

– Guarda che siamo noi a scegliere i magna-magna che ci governano.

– Davvero? E me lo trovi tu un amministratore onesto e capace?

– Il nostro nuovo direttore, per esempio, mi sembra una persona corretta.

– È solo “fruscio di scopa nuova”! Fai passare ancora qualche mese e vedrai che bella fine farà il tuo direttore! – aggiunge con un sorriso strafottente.

Un cigolare di cardini interrompe la conversazione e sull’uscio si affaccia Michele, il messo, busta commerciale in una mano e cartellina e penna nell’altra.

– Giandomenico De Trizio? Una firma qua – dice alzando la mano sinistra con la cartellina – E questa é tua – aggiunge sventolando la mano destra con la busta.

Giandomenico, “uomo vero”, afferra la busta e firma la ricevuta. I due pollici e i rispettivi indici afferrano a pinza il bordo della busta e, allontanandosi una mano dall’altra, ne lacerano il lembo. Estrae il foglio e lo legge. Poche righe.

Un sipario di bianco pallore cala sul suo volto. L’arco del sorriso si drizza per poi incurvarsi in basso. Un ventaglio di rughe compare tra le folte sopracciglia.

– Che è successo, Giandome’?

– Senti qua: Le si comunica la Sua sospensione immediata dal servizio e dalla retribuzione configurandosi i presupposti per il Suo licenziamento!

Il fruscio di scopa nuova sta dunque diventando musica. Una musica nuova, diversa. E domani forse uno straccio finalmente raccatterà quelle povere briciole di cracker che da settimane annaspano nell’oceano di polvere.

Franco Caprio, medico, nato a Torino e residente a Conversano (BA) ha pubblicato, insieme ad Antonella Caprio, il romanzo d’esordio Il Segreto del Gelso Bianco, Besa Editrice (“Oscar PugliaLibre” quale miglior romanzo edito in Puglia nel 2010; Vincitore Premio Letterario LibriaMola 2010 – 1° classificato; Vincitore Premio Letterario Via Po-Torino 2010 – 2° classificato).