Aleph: “Uomini e no” di Giulia Basile

I tre volti guardavano fiduciosi da una vecchia fotografia. Li aveva adottati a distanza, tutti e tre insieme, e da lontano aveva seguito il loro cammino; ma a uno erano ora rivolti i suoi pensieri, a Kokou, perché non era più lo stesso.

Gli anni erano passati in fretta in quel piccolo villaggio sperduto, Kuma, a 150 km da Lomé, e ognuno di quei ragazzi aveva spinto la propria vela verso un diverso destino. Il maggiore dei tre stava terminando l’Università di Lomé, il più piccolo era rimasto con le suore della casa-famiglia a far loro da autista; il terzo, Kokou, era sempre in giro di qua e di là, in lotta con il mondo, appassionato e generoso, con il sangue che ribolliva quando stava in compagnia delle ragazze. Amava tanto le loro risa e i loro canti, ma era alla bella Akuvi che pensava il suo cuore.

Una domenica Akuvi gli dette appuntamento all’uscita dalla funzione liturgica, in cui si erano guardati complici, con buffe smorfie di ironia, quando il sacerdote si era messo  a raccontare di Rachele, che aveva avuto un figlio a ottant’anni da un uomo che ne aveva quasi cento. L’appuntamento era per il giorno dopo alle fontane: le chiamavano così le cascate di Kpimè, che il fiume faceva con un salto di 30 metri dal bosco superiore.

Percorsero la lunga strada saltellando come due ragazzini, felici di ridere e spintonarsi. Riempita d’acqua freschissima la giara da riportare al villaggio, si misero a giocare con l’acqua come in un rituale d’amore; poi si tolsero i vestiti per farli asciugare appesi ai rami di un baobab e finalmente si tuffarono per ristorarsi dall’arsura, come avevano sempre fatto, da quando erano bambini.

Ebbe lo stesso desiderio il commerciante di cocco e manghi, che raccoglieva da quella zona una camionata di frutta ogni lunedì per portarla ai mercati. Era un bianco sempre pieno di dollari e pronto a far baldoria. Quando si accorse della ragazza e dei vestiti, li chiamò con dolcezza – li conosceva entrambi. L’uomo camminava, sorrideva e giocherellava con un cocco tra le mani, ma con un gesto inaspettato e imprevedibile, appena l’ebbe sotto tiro, assestò un colpo alla nuca del ragazzo e con crudeltà si impossessò di lei.

Gli aveva scritto spesso in quegli anni, ma Kokou non le aveva mai risposto e, da quanto le riferivano i fratelli, era diventato violento e solitario; viveva sempre ai margini del suo villaggio da quando era uscito dal carcere, condannato per omicidio, nonostante molti si fossero schierati dalla sua parte e lo avessero ritenuto innocente. Infatti erano in tanti a conoscere la durezza e la cupidigia di Corentin e ad aver intuito come fossero andate le cose.

Ma era andata anche peggio alla bella Akuvi, che quel giorno lontano aveva perso la sua verginità e il suo amore per gli uomini. Buoni o cattivi, bianchi o neri.