Aleph: “Uomini e no” di Oscar Pizzulli
Avvenne dopo il pranzo in onore di Rowena, eletta regina, non dei sassoni stavolta, bensì del Comune Comprensorio. Nell’Istituto, un palazzaccio a due piani dall’intonaco sbiadito, vi erano, a quel tempo, trenta ospiti e qualche sparuta apparizione. Vi alloggiavano usurati mestieranti e scapoli e zitelle non più nel fior degli anni. Pur, talvolta, vi sareste potuti imbattere in pensionati tiratardi o studenti di passaggio. Chiunque avesse voglia di prendere congedo dalla propria identità, in quel posto era libero di farlo. E, cosa ancor più straordinaria, si poteva fare ciò prendendo in prestito la vita di un qualsiasi personaggio della storia o del cinema. Ma adesso ritorniamo ai nostri fatti.
Quel pomeriggio, dopo l’ultima portata, era piombato sugli astanti quel velo di stanchezza ed acquiescenza che abbraccia e stringe a sé chi ha ben gustato ogni dono della tavola. Parecchi s’erano assopiti, eccetto un duo di ombre parlottanti, dietro le tende di stoffa della sala. Riconoscibili senza alcuna forma o incedere di indugio questi erano il vecchio MacMahon e la piccola, si fa per dire visto che aveva quarant’anni, Shirley Temple. Chiunque in quel salone, se non fosse stato sbronzo o a testa in su, vi avrebbe saputo enumerare i molteplici amorosi tentativi andati a vuoto, del vecchio generale ai ricci gialli del prodigio Hollywoodiano. Ma in quell’assolato pomeriggio di giugno ormai inoltrato, il baffuto MacMahon sembrava veramente risoluto a far del suo vocione uno strumento celestiale. Così, com’ella si fu alzata, diretta verso l’uscita che dava sul cortile retrostante, egli prese a seguirla col cuore che pompava sangue a ritmo forsennato. E mentre procedevano, allontanandosi sempre più dalle note palazzine, la graziosa Shirley, agghindata in un abito azzurrino che s’andava allargando ad altezza di ginocchia, di tanto in tanto volgeva indietro sguardi per assicurarsi che il suo amante non l’avesse abbandonata. Così senza rendersene conto, usciti fuori dal confine cittadino, si ritrovarono, ambedue, sorpresi ed estasiati, ad ammirare una fonte sconosciuta che emanava il più intenso, tra gli odori immaginati. Intorno fiori, nonché erbe selvatiche delle più svariate specie, adornavano una bassa staccionata che sembrava sbucar fuori dai paesaggi campestri della Francia provenzale e sulla quale, ai due uomini ormai persi, parve fossero scritte le parole: “ERAVATE UOMINI ED ORA AHIMÈ NON PIÙ”.
Ma i due esiliati non eran giunti soli in quel luogo sperduto e inesplorato, poiché senza far rumore, un bel tipo lungo lungo, dentro una camicia a quadri ancor più lunga, li aveva seguiti pian pianino sin dai giochi delle tende. Costui era il druido del paese ed egli pure affollava, nei giorni di bel tempo, gli ampi spazi all’Istituto. Fu lui, per quello che si dice, a veder l’ultima volta MacMahon e Shirley con fattezze ancora umane, prima che, avvolti da una nube, venissero scambiati con due fiori dalle forme e dalle sottili foglie strane. E con quanto amor fraterno, quel druido dai galli discendente, col falcetto stretto in mano, recisi i fiori alla radice, decise di portarseli con sé. Così giunto all’Istituto prese un vaso e, nella prima stanza che incontrò, lì pose il vaso, dopodiché come ogni sera, corse a far le serenate alla mesta dea che l’attendeva.
Il giorno dopo a nessuno lì presente sfuggì la scena e la commedia divertente di Francisco Franco alle prese con le strambe allegorie del triste arredo. Ogni cosa s’era scambiata il proprio posto ed era poi comparso un nuovo vaso con due fiori che spuntavano con un’aria un po’ indiscreta. Ma questo era solo un lieve scherzo di due amici che, dismessa qualsiasi forma vegetale, si eran presi una rivincita contro i fatti della storia e gli sberleffi della vita, impartendo una lezione a colui che, per finzione, aveva scelto d’essere un feroce e un persecutore spietato di poeti.
Sono uno studente di fisica dell’Università di Bari. Al momento vivo a Bari per motivi di studio ma sono di Ginosa, paese della provincia di Taranto. Mi piace scrivere (ho collaborato saltuariamente con testate giornalistiche locali) e per anni ho studiato musica, attività purtroppo interrotta, che un giorno spero di poter riprendere.