Get Up!/01: Intervista a Riccardo Falcinelli

Riccardo Falcinelli, visual designer italiano, è stato ospite della prima edizione di GET UP! • Svegliamo l’editoria, organizzata da Riga Quarantadue in collaborazione con Laboratori dal Basso nella Mediateca Regionale Pugliese di Bari.
Artigiano, professore, pensatore e curioso, Riccardo Falcinelli si è formato a Londra per poi laurearsi in Letteratura italiana alla ‘Sapienza’. Nel 2014 ha pubblicato, per Einaudi Stile Libero, Critica portatile al visual design.

Quale consiglio darebbe a un giovane che volesse intraprendere la carriera da visual designer? Bisogna necessariamente andare all’estero?

Siamo in un momento particolarmente difficile, bisogna essere estremamente motivati, studiare tanto e avere una formazione molto solida, soprattutto bisogna avere una grande curiosità culturale. Quello che dico sempre ai miei studenti è che se interessa loro il design, devono interessarsi di tutto il resto. Andare al balletto, a teatro, visitare i musei. Non basta leggere un quotidiano: serve leggerne tre o quattro, perché di fatto il design è quello che tiene insieme le forme, all’interno di una società complessa in cui accadono tante cose.

Se c’è questa determinazione si può anche fare in Italia.

C’è bisogno di competenze artistiche o ‘basta’ acquisire conoscenze tecniche?

No, in questo mestiere servono competenze di tutti i tipi, tecniche, artistiche, culturali in senso lato. Non ci si può occupare di copertine senza leggere libri. Tre anni fa abbiamo curato con lo studio [Falcinelli&co] una serie di riproposte di tascabili classici, 400 titoli in 6 mesi. Per lavorare a un progetto del genere, devi sapere chi sono questi scrittori. Altrimenti se devi cominciare a cercare chi è Dumas su Wikipedia, non si arriva da nessuna parte.

Come ipotizzare una campagna promozionale ideale, considerando i diversi supporti?

Tenendo conto delle potenzialità di ciascun supporto. Quello che noi possiamo raccontare con una affissione pubblica è diverso da quello che possiamo raccontare con un post su Facebook. Si tratta di capire come funzionano le singole tecnologie, quali sono le persone che ci entrano in relazione e valorizzare al massimo quell’aspetto. Al solito, serve una grande consapevolezza sociale.

Quanto conta il senso del tatto nell’acquisto? E per il visual designer c’è uno scarto tra il progetto di una copertina per carta stampata e digitale?

Conta tantissimo, tutti gli oggetti hanno delle caratteristiche fisiche con cui noi entriamo in relazione, e le valutiamo per quelle che sono. Per il visual designer è semplicemente un altro tipo di progettazione, tieni conto di altre cose. Di volta in volta si valutano le potenzialità che hai, quello che puoi fare sia da un punto di vista tecnico che di utilizzo, e chi verrà poi in relazione con le cose che tu stai progettando.

Il layout di una copertina segue uno schema? Come interagiscono l’immagine e il titolo?

L’occhio umano percepisce una cosa per volta. Di conseguenza una copertina deve dire una cosa per volta. Le copertine più riuscite sono quelle che dicono solo una cosa.

In alcuni casi in maniera didascalica l’immagine ripete quello che dice il titolo, in altri dice il contrario. Dipende dal tipo di pubblico, più si tratta di editoria facile e popolare più l’immagine tende ad assecondare quello che dice il titolo. Però il titolo è un pezzo della copertina, è grafica lui stesso.

Il suo ultimo libro è stato realizzato in bicromia, è stata una scelta voluta dall’editore o da lei?

È una scelta mia, volevo che costasse poco, che fosse letto da tutti i ragazzi giovani, e soprattutto volevo che avesse le stesse caratteristiche cartotecniche dei romanzi, quindi abbiamo scelto la carta e il formato con cui si fanno i romanzi. A quel punto si trattava di avere 2 colori: il rosso era troppo invasivo, con il verde sembrava un libro ecologico, il giallo non si vedeva: rimanevano tutti i blu e gli azzurri, e alla fine ho scelto quel turchese perché è il turchese de Il diavolo veste Prada.

Secondo lei si giudica davvero un libro solo dalla copertina?

La copertina aiuta il lettore ad orientarsi. Non vende di più la copertina bella ma la copertina corretta, che aiuta a capire di che libro si tratta. Quindi sì, noi giudichiamo i libri dalla copertina.

Alessandra Bissanti