“Sono solo pupazzi” di Francesco Minervini

Il 2 ottobre 2003, a Carbonara, un quartiere periferico di Bari, nel corso di uno scontro a fuoco per un regolamento di conti resta ucciso il giovane Gaetano Marchitelli, appena 15enne, e resta ferito il suo amico Mario. Si tratta del secondo adolescente ferito a morte a Bari pochi mesi dopo Michele Fazio: due ragazzi che avevano la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il posto di Gaetano era all’esterno della pizzeria dove lavorava per le consegne a domicilio. Da mesi a Carbonara i clan dei Di Cosola e degli Strisciuglio si contendevano le piazze dello spaccio. E come spesso accade nei conflitti interni alla criminalità organizzata, le vittime non sono soltanto i componenti dei clan coinvolti, ma anche individui del tutto estranei, e per esteso intere comunità di persone che abitano quegli stessi luoghi.

Alla storia di Gaetano Marchitelli è dedicato il libro di Francesco Minervini Solo solo pupazzi (Stilo Editrice, pp. 64, euro 8). Una vicenda che viene raccontata per poter essere letta soprattutto da bambini e ragazzi: nel libro, infatti, è lo stesso Gaetano a narrare in prima persona il contesto nel quale viveva, le sue amicizie, e anche il timore creato nel quartiere dalle bande di malavitosi, rappresentate nel racconto da una automobile gialla che vessa, aggredisce e minaccia gli abitanti del quartiere. Gaetano reagisce a questo stato di cose: «Chi sono io? Uno che ti guarda in faccia e non ha paura… Meh, e mo’ te ne vai? Ho già il telefono in mano, chiamo i carabinieri». Ancora dopo il suo omicidio, Gaetano si appella ai suoi giovani lettori, invocando il loro coraggio: «Quel respiro ce l’avete voi, che vivete e siete veri, non pupazzi, siete fatti di carne, di ossa e di pensieri […] Ricordatevi: dobbiamo pensare a un mondo in cui non occorra morire per cambiare, no… ma ‘cambiare per non morire’!».

La pubblicazione è stata realizzata in collaborazione con Libera, l’associazione di don Luigi Ciotti da anni impegnata nel contrasto alle mafie. Come scrive nella Postfazione Daniela Marcone, referente pugliese di Libera, «Queste storie sono preziose e come tali vanno conservate. Questo, per noi, vuol dire fare Memoria». E la storia di Gaetano Marchitelli è la storia di un ragazzo semplice, come tanti altri, appassionato dei motori, con il senso per la battuta e lo scherzo, pronto a marinare la scuola per andare al mare in bicicletta con il suo migliore amico. Una vita semplice, stroncata da «pupazzi comandati… buffoni incapaci di coraggio, che si sentono forti solo perché girano in gruppo e qualche volta pure con qualche arma in mano».