Poesia qualepoesia/02: Premessa storico-contestuale
Rubrica a cura di Francesco Aprile
Premesse storico-contestuali per le successive evoluzioni delle pratiche poetiche pugliesi, trovano spazi aperti grazie – oltre che alle evoluzioni storiche e tecniche, le quali all’interno del panorama mondiale muovono il cambiamento delle poetiche – ad una serie di iniziative letterarie, editoriali, corali, che contribuiscono a gettare, sul suolo pugliese, i semi per una rinnovata tensione poetico-artistica. Il peso culturale e politico di Tommaso Fiore e il Meridionalismo segnano in maniera inequivocabile il tessuto umano e le attività culturali. Il no di Tommaso Fiore al fascismo, la tenacia e laboriosità del suo popolo di formiche, trasudano la costanza di una gestualità minima, dal valore rituale, che anima i luoghi con cura, amore e lungimiranza. L’idea politica intercetta questa visione del quotidiano producendosi in intervento. È nella produzione poetica e nella posizione intellettuale del figlio di Tommaso, Vittore, che ritroviamo una pratica politica apparentata con la dimensione umana, le quali, strette entrambe nelle trincee della quotidianità, si sostanziano come qualità poetica.
Intanto a Bari lo scenario culturale è animato, nel 1935, dai dibattiti del caffè-pasticceria aperto in via Putignani dall’attore teatrale napoletano Armando Scaturchio. Il Sottano, questo il nome del caffè, diventa presto un centro di primo piano nell’attività artistica e letteraria pugliese. Inizialmente l’avventura prende piede come caffè-pasticceria col nome di Pasticceria Napoletana, diventando Il Sottano il 18 dicembre del 1948. Scaturchio era anche molto stimato in Rai, cosa che portò la pasticceria a diventare un importante centro catalizzatore di personalità della politica e della cultura nazionale. Da Aldo Moro a Guttuso, dai fratelli Spizzico ai Fiore, da De Robertis ad Albertazzi, e poi ancora Vittorio Bodini, Aldo Calò, Francesco Saverio Dòdaro, sono solo alcuni dei nomi che popolarono con le loro discussioni il locale di Scaturchio. Qui prese piede il Premio Primavera che sarebbe poi diventato il Maggio di Bari, importante manifestazione per le arti visive.
Negli stessi anni, a Taranto, veniva istituito il Premio Taranto che fu la prima grande manifestazione d’arte contemporanea nel Mezzogiorno d’Italia. Nato infatti nel 1948, ebbe una portata notevole presentando fra i vincitori artisti di indiscusso spessore come Fausto Pirandello, Gino Meloni, Bruno Cassinari, Giulio Turcato e fra gli scrittori Gadda, Sereni, Pasolini, Penna ecc.
Nel Salento, Girolamo Comi, dopo un ventennio trascorso a Roma negli ambienti dell’esoterismo capitolino, di ritorno a Lucugnano nel 1946, andava fondando l’Accademia Salentina (1948-1953) attorno alla quale ruotarono, fra gli altri, Luciano Anceschi, Oreste Macrì e una giovanissima Maria Corti. In quest’ottica l’esperienza dell’Accademia, con l’annessa rivista L’Albero, insieme alle di poco successive riviste L’Esperienza poetica (1954-56 con Bodini e De Rosa) e Il Critone (1956-66 con Vittorio Pagano), fu quella di realizzare un collegamento fra gli ambienti letterari, politici e culturali italiani e il Salento, altrimenti relegato ad un isolamento ancor più forte e drastico.
Queste iniziative intellettuali, corali, poggiavano sul generale senso di smarrimento, solitudine e perdita dell’uomo all’indomani della seconda guerra mondiale. Era infatti quello il sentimento che sottaceva alle riflessioni inaugurate da questi autori, così come negli stessi anni uno scrittore come Camus proponeva nelle sue opere (La peste era del 1947) l’assurdità dell’esistenza e gli sconvolgimenti della guerra al centro del discorso letterario. Va precisato come le esperienze di Bari e Taranto, correlative di una pratica politica e sociale stratificata, abbiano inciso maggiormente sugli ambienti cittadini, anche a partire dalla natura collettiva delle proposte, cosa che non accadeva a Lecce, dove le riviste, pur contando sul coinvolgimento di importanti autori nazionali, funzionando da collegamento con le altre realtà italiane, hanno inciso su una ristretta cerchia di intellettuali. Condizione, questa, che ha prodotto negli anni tutta una serie di rapporti conflittuali fra autori, artisti e capoluogo salentino, divisi da un ritardo culturale che spesso ha segnato fratture insanabili, offese ancor di più con tardive riparazioni quando autori come Bodini e Bene venivano riconosciuti e accettati solo dopo la morte, in barba al consenso critico altrove già ricevuto. Oppure si pensi, ancora, all’isolamento vissuto da un poeta e intellettuale come Vittorio Pagano.
Da registrarsi la presenza a Bari del poeta armeno Hrand Nazariantz, giunto da esule nel capoluogo pugliese già nel 1913, gli incontri da Laterza animati, fra gli altri, da Benedetto Croce, l’esperienza di Bodini e Macrì nella direzione della terza pagina di Vedetta Mediterranea, con la quale, prima dell’esperienza in rivista di Bodini, tenteranno il raccordo fra l’ambiente culturale leccese e quelli romani e fiorentini, lo stesso Bodini che da giovanissimo, a Lecce, aveva fondato un gruppo futurista. Taranto fu inoltre animata dalla frenetica vena creativa di Raffaele Carrieri. Nel 1925 aveva fondato la rivista Il Poliedro e nel ’45 il mensile Le Tre arti, la cui esperienza si chiuse nel febbraio ’46, e sul quale comparvero le firme di Francesco Flora, Vincenzo Cardarelli, Giancarlo Vigorelli, Massimo Bontempelli, Gillo Dorfles, Sergio Solmi. Carrieri e Bodini rientrano a pieno titolo in quella corrente che la critica individua come lorchismo meridionale, esplosa con maggiore consapevolezza in seguito alla fine del secondo conflitto mondiale. La ricerca di un linguaggio poetico meridionale trovava un ideale punto d’incontro con la poetica lorchiana, guardando ulteriormente alla cultura europea, arricchendosi di echi brechtiani, stimoli e sonorità surrealiste, alle volte sviluppandosi come tensione politica (Vittore Fiore), altre ancora orfica, caratterizzata da un gusto per il ridicolo, per le bizze, per gli eccessi, detta da Antonio L. Verri “bizantina” e da Flavio Santi “borbonica”.