Poesia qualepoesia/03: Unità di politica, arte e scrittura. La poesia visiva a Taranto

Michele Perfetti

Michele Perfetti

Rubrica a cura di Francesco Aprile

Nel 1960 iniziano a Taranto i lavori di costruzione dell’Italsider che sarà inaugurata nel 1965. Le problematiche legate alla sicurezza dei lavoratori, nel frattempo, assumono ampia importanza in tutta Italia. A partire da ciò a Taranto l’Italsider manifesta la volontà di essere presente sul territorio in maniera diversa. Cerca di guardare a modelli come Olivetti e Pirelli. Viene creato il “Circolo Italsider”, le cui attività sono avviate nel 1963 e al cui interno ricopre un ruolo di primo piano il poeta Michele Perfetti. Negli anni ‘60 a Taranto nascono diverse gallerie d’arte e altre se ne aggiungeranno nei primissimi anni ‘70. All’acuirsi della crisi fra cittadini, lavoratori e mondo del lavoro, in dirittura d’arrivo verso gli anni di piombo, Taranto conoscerà un primo forte momento di rottura verso l’allora Italsider. Nel frattempo le numerose gallerie d’arte sorte nella città jonica diventano punto d’incontro non solo per artisti, veicolando dibattiti e scambi di idee che dal mondo dell’arte si spostano verso una dimensione politica, sociale. La dimensione politica con la quale Miccini e Pignotti caratterizzano la poesia visiva, allontanandola dalla connotazione di poesia visuale precedentemente intuita da Carlo Belloli, trova progettualità e tensioni univoche fra artisti e mondo del lavoro a Taranto.

L’alto tasso di morti sul lavoro, il grado di sfruttamento degli operai e l’inquinamento, sono tutte componenti che fanno alzare il tono della polemica e l’arte, nelle sue frange più estreme per consapevolezza e sperimentazione, diventa veicolo privilegiato della protesta politica e sociale. Nell’ultima domenica del gennaio 1971 Taranto è teatro della manifestazione Taranto per una industrializzazione umana, che vede la partecipazione di alcuni operatori estetici dell’area pugliese. Vittorio Del Piano, coadiuvato da Michele Perfetti, scrive su un lenzuolo bianco Taranto fa l’amore a sennn$o unico – dove la parola Taranto, disposta su dei cartoni in forma di croce, allude al “sacrificio e alla compravendita della città ($)” riporta Gianluca Marinelli – poi raccolti tutti i materiali della performance in un fagotto, brucia il tutto davanti al monumento dei Caduti, scrivendo per terra con una bomboletta spray: “Qui è l’olocausto”. Sandro Greco e Corrado Lorenzo ostruiscono, con un gran numero di copertoni d’auto, l’incrocio fra via D’Aquino e via Giovinazzo per poi lanciare circa 500 boccette sigillate le cui etichette recavano per iscritto il contenuto delle stesse: “acqua dello jonio non inquinata”, “terreno agrario purissimo del Salento”, “aria pura non contaminata dallo smog”.

A conferma dell’andamento che nella città jonica era ormai stabile già dagli anni ‘60, fra il ‘71 e il ‘73 sono diversi i centri culturali e le gallerie di nuova formazione ad animare il dibattito politico-sociale attraverso le dinamiche artistiche contemporanee: 1971 – Ionia; 1972 – A&A, Raffaello, Quercia; 1973 – Punto Zero, Il Capitello, La Saletta. Nel 1973 Vittorio Del Piano crea il “Punto Zero. Centro di documentazione sull’arte contemporanea”, poi cooperativa presieduta da Filippo Di Lorenzo: «Probabilmente il più agognato degli obiettivi della Poesia visiva, quel legame indissolubile tra arte e politica venne raggiunto a Taranto con la Cooperativa «Punto Zero», presieduta da Filippo Di Lorenzo, militante nelle fila del Partito Socialista, fine conoscitore di lingua e cultura mitteleuropea, che negli anni Settanta fu dirigente della UIL-scuola a livello nazionale» (Brescia M., La cooperativa Punto Zero, “l’unità di politica ed arte”. Poesia visiva a Taranto 1970-1980). L’attività del Punto Zero è caratterizzata sin dal nome da una tensione che l’accomuna e l’affratella alle istanze di “guerriglia semiologica” (Miccini E.) della poesia verbo-visiva. Tipico di tali istanze risulta essere la riduzione ad un grado zero della dimensione semiologica dei linguaggi massmediali, poi reinterpretati per “colpire alle spalle” (Miccini E.-Perfetti M., 1971) la dimensione mercificata della società dei consumi. Dalla serie Zero di Lamberto Pignotti allo …000 + 1 di Michele Perfetti (edito nel ‘67 dal Circolo Italsider), la connotazione visivo-polemica del Punto Zero è viva a partire dal nome, ricollegandosi a importanti esperienze della poesia verbo-visiva come quelle appena citate. La violenta irruzione del postmoderno, con conseguente capovolgimento di paradigmi – uno su tutti: cultura capovolta in informazione – vede nella prassi verbo-visiva l’attuarsi di una guerriglia semiologica che nella stretta connessione con le dinamiche e le sintassi della comunicazione di massa, l’approvvigionamento ai magazzini massmediali per fini di contestazione all’interno dell’evoluzione dell’opera letteraria, comporta il ribaltamento di quel paradigma che porta da cultura ad informazione, producendosi, nella poesia verbo-visiva, in un diverso ordinamento della struttura comunicativa, capace di condurre il piano dell’informazione verso il piano della cultura. La prassi della cooperativa Punto Zero è definibile a partire dal modo in cui a Taranto vengono colte le istanze tipiche della poesia verbo-visiva e della mail art e utilizzate in qualità di mezzo privilegiato per la diffusione di idee di giustizia sociale – le già citate polemiche attorno a tematiche quali morte sul lavoro, condizioni di sfruttamento, inquinamento – e propaganda politica e militante.

Operatori del verbo-visivo arrivano da tutta Italia e dal resto d’Europa producendo opere dal forte impatto sociale. La propaganda delle idee vede spesso l’ausilio del mezzo postale come canale privilegiato per la diffusione di tali opere a carattere ideologico. Tale dimensione è facilmente desumibile, nel contesto tarantino, dall’attività di Michele Perfetti che rifacendosi al network avviato negli anni ‘50 dall’americano Ray Johnson, la New York Correspondence School (termine coniato nel 1962 dall’artista Fluxus Ed Plunkett), conia il termine di Telepoesia pensando non ad opere da spedire per posta, bensì realizzate per e con il mezzo postale attraverso la creazione di timbri postali, francobolli, buste ecc., al fine di far emergere il negativo sociale attraverso operazioni che mirano a riscattare materiali ed elementi di carattere effimero e di scarso valore d’uso, che vengono reimmessi nel sociale con un surplus di “bene” e “valore”, dunque, connotati come opera. Diverse sono le mostre organizzate dal Punto Zero nel corso degli anni ‘70 che vedono la partecipazione di alcuni dei più importanti poeti visivi italiani ed europei come Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Ugo Carrega, Arrigo Lora Totino, Jean François Bory, Sarenco nonché alcuni degli operatori estetici più interessanti dell’area pugliese come Michele Perfetti e Franco Gelli.