Poesia qualepoesia/05: Anni ’60. Ricerche verbo-visive in Puglia

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Rubrica a cura di Francesco Aprile

Il fenomeno della poesia visiva ha radici storiche ampiamente affrontate dalla critica ed ha vissuto una diffusione capillare fin dalle primissime manifestazioni. Occorre qui delineare in maniera sintetica un ventaglio di possibilità, di tracce disseminate lungo la penisola italiana verso la metà del ‘900 per poter introdurre gli ulteriori sviluppi che i fenomeni intermediali, intraverbali, poetico-visivi hanno riscontrato a partire dagli anni ‘60 in Puglia.

Snodo dal quale partire è l’esperienza della poesia visuale di Carlo Belloli. È proprio ad opera di Belloli che compare la definizione di “poesia visuale”, sebbene, nell’ottica di quanto avvenuto di lì a poco nel panorama internazionale, sia più corretto fare riferimento all’opera del poeta milanese con l’espressione di “poesia concreta”. Quelle di Belloli sono composizioni minime, strutturate sulla iterazione di una sola parola, la quale viene liberata e destinata al vuoto della pagina estremizzando l’esperienza dell’ultimo Mallarmé. Dunque la parola, isolata, rimossa dall’immaginario sociale della frase, è destinata all’abisso, al volo, desemantizzata, ma allo stesso tempo restituita alla cosa nella sua significazione e nella concretezza della sua raffigurazione, ma anche polisemica, laddove l’isolamento la colloca, idealmente, nella plurivocità delle accezioni della parola stessa. Fra il ‘43 e il ‘44 realizza le sue prime poesie concrete, in anticipo di dieci anni sul gruppo brasiliano dei Noigandres che nel ‘52/53 attesterà la definizione di poesia concreta. Nel ‘51 Belloli esporrà in Brasile, di lì a poco nasceranno i Noigandres (Augusto de Campos, Haroldo de Campos e Decio Pignatari ecc) e nel ‘53 Eugen Gomringer pubblicherà “konstellationen constellations constelaciones”. Lo svizzero Gomringer e i brasiliani Noigandres ricorreranno spesso all’utilizzo delle parole e degli schemi compositivi attuati in precedenza da Belloli.

Dall’ideale di purezza della forma dei parnassiani nella seconda metà dell’Ottocento alle esperienze del modernismo europeo fino al “Creazionismo” di Vicente Huidobro, la parola poetica giunge al concretismo secondo un percorso parallelo a quello dell’isolamento dell’attore sociale nel mondo. Il nuovo concetto di soggetto, in via di definizione, si ripercuote sul lavoro poetico che vira verso tragitti di depoeticizzazione e parcellizzazione del linguaggio che aprono a performatività della parola, fuoriuscita del testo dal libro, iterazioni ossessive, nuove forme di oralità, selvagge commistioni di linguaggi.

La performatività della parola, già in essere nelle avanguardie storiche, subisce un ulteriore passo in avanti con la parola che si offre malleabile come non mai attraverso la parcellizzazione estrema alla quale è sottoposta con la poesia concreta. Le “poesie murali” di Belloli, edite nel ‘44, tracciano un solco profondo con quanto avvenuto in precedenza aprendo a nuovi scenari. Verso la fine degli anni ‘40 il fattore gestuale entra con forza nelle ricerche poetiche caratterizzando tutti gli anni ‘50. Verso la fine degli anni ‘50 nascono le prime esperienze che saranno poi dette di poesia visiva. Napoli e Genova saranno i primi centri propulsori delle nuove ricerche. A Genova, nel ’50, nasce il circolo culturale Il Portico, teatro di quella che è considerata la prima mostra di poesia visiva italiana, realizzata da Luigi Tola con il titolo di “Poesie murali”. Sempre Tola fonda, nel ’58, il Gruppo Studio grazie al quale nasceranno le riviste “Marcatré” (1963) e “Trerosso” (1965). Ancora a Genova, nel ’59, Martino e Anna Oberto con Gabriele Stocchi fondano la rivista “Ana Eccetera”, attorno alla quale andranno a raccogliersi le esperienze di Vincenzo Accame e Ugo Carrega.

A Napoli è attorno alla figura di Luca (Luigi Castellano) che prende avvio una fervida stagione di ricerca. Proprio Castellano fonda nel ’59 la rivista “Documento Sud” nella quale trovano spazio le esperienze di Mario Diacono, Stelio Maria Martini e Luciano Caruso. Dal ‘63 al ‘67 Napoli sarà teatro delle operazioni e ricerche condotte sulle pagine della rivista “Linea Sud” diretta da Luigi Castellano, con redattori Martini, Caruso, Enrico Bugli, Mario Persico. Nel ’62 Lamberto Pignotti conia la definizione di “poesia tecnologica”, l’anno successivo nasce a Firenze il Gruppo 70 (Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Lucia Marcucci, Giuseppe Chiari, Luciano Ori).  Sono dello stesso periodo, 1963, le prime esperienze poetico-visive di Sarenco. Adriano Spatola, con il fratello Maurizio, fondava a Torino, nel 1968, le Edizioni Geiger.

In questo clima di pratiche intermediali, performative, lo scenario politico-sociale è assunto come bersaglio privilegiato secondo un tracciato che vede la poesia visiva come linguaggio dialetticamente critico nei confronti del contesto storico. A tutto questo non è affatto estraneo lo scenario pugliese. Michele Perfetti, di Bitonto, fra i primi ad aderire al Gruppo 70, capostipite della poesia visiva pugliese, animatore infaticabile a Taranto del Circolo Italsider (1963), prima, e del Punto Zero (1973) fondato da Vittorio Del Piano, poi. Ancora Michele Perfetti è protagonista nell’organizzazione della mostra di poesia visiva, a Taranto presso la Libreria Magna Grecia, del 1965. Qui verranno esposte pagine tratte dalla serie di volumi “Poesia visiva” curati da Lamberto Pignotti, su invito di Adriano Spatola, nello stesso anno per l’editore Sampietro di Bologna, all’interno della collana “Il Dissenso”. L’antologia “Poesia visiva” uscirà in quattro volumi. A coadiuvare Michele Perfetti nell’organizzazione della mostra è Donatella Sampietro, dell’omonima casa editrice. Il lavoro di diffusione e informazione, in Puglia, riguardo le sperimentazioni della poesia visiva si deve in un primo momento a Perfetti, coinvolto in tali pratiche dai primi anni ’60. Del ’67 è la sua prima personale, tenutasi presso il Circolo Italsider di Taranto. Teatro della prima diffusione della poesia visiva in Puglia è dunque la provincia di Taranto. Dopo la prima mostra del 1965, nel 1968 a Massafra (Ta), Perfetti e Gianni Jacovelli danno vita ad una mostra antologica, la prima in Puglia, intitolata “Comunicazioni Visive. Rassegna di poesia”, con la partecipazione di Bonito Oliva, Emilio Isgrò, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Giovanni Nazzaro, Luciano Ori, lo stesso Michele Perfetti, Lamberto Pignotti, Antonino Russo, Franco Vaccari. Sempre nel ’68, la stessa mostra si svolse anche a Taranto presso il Circolo Italsider, ma con titolo diverso: “La poesia nella civiltà della macchine”.

Lo scenario pugliese si mostrava ricettivo rispetto agli stimoli nazionali e internazionali. A Massafra le presenze di Gianni Jacovelli con lo storico Cosimo Damiano Fonseca, il pittore Nicola Andreace, i critici Franco Sossi e Pietro Marino, assieme a Michele Perfetti, hanno rappresentato un tentativo di indagine sui fenomeni contemporanei dell’arte e della scrittura. Dalla mostra “Forme spazio strutture” (1967), riguardante l’arte programmata, alle successive iniziative come “Co/incidenze” (1969), Massafra, insieme a Taranto, si mostrava centro attento alla contemporaneità. Entrambe le città hanno permesso il radunarsi e crearsi di una scena pugliese.

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Poesia qualepoesia/03: Unità di politica, arte e scrittura. La poesia visiva a Taranto

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