Poesia qualepoesia/12: Ilderosa Laudisa. Paesaggio umano
Rubrica a cura di Francesco Aprile
Il percorso di Ilderosa Laudisa poggia su un discorso multidisciplinare che vede intrecciarsi fotografia e impegno critico, linguaggi verbo-visivi e dimensione storiografica, performance e installazioni. Ha aderito nel 1976 al movimento di Arte Genetica fondato da Francesco Saverio Dòdaro, figurando, oltre che fra gli aderenti al movimento, tra i firmatari del manifesto. Fra gennaio e febbraio del 1976, dopo ricerche ventennali, Dòdaro è al culmine dell’elaborazione teorica che porterà nel mese di marzo, dello stesso anno, alla nascita del movimento. Il primo autore ad essere informato, in data 4 marzo, riguardo le teorie sviluppate, fu Franco Gelli che fu il primo ad aderire firmando, poi, le proprie opere con apposito timbro “Franco Gelli genetico n. 2″. La prima riunione del movimento, non ancora ufficialmente fondato, si svolgerà in data 8 marzo 1976 in casa di Dòdaro. Il 17 dello stesso mese, sulla Gazzetta del Mezzogiorno, un intervento di Ilderosa Laudisa ripercorrerà le vicissitudini di quella prima riunione, a testimoniare l’attitudine storiografica dell’autrice. Il 19 marzo alle ore 18:00 è il giorno della nascita ufficiale del movimento, in casa di Dòdaro, alla presenza dei firmatari del manifesto dòdariano: Vittorio Pagano, Ilderosa Laudisa, Franco Gelli, Natalino Tondo, ai quali si aggiungeranno, il giorno successivo, Vittorio Pagano, che il 19 marzo non ebbe modo di intervenire sul manifesto, e Vittorio Balsebre. Sempre nella seconda metà degli anni ’70, è parte del coordinamento dell’“Archivio storico divulgativo degli Operatori culturali contemporanei in Puglia”, lanciato da Dòdaro con un comitato di coordinamento formato dallo stesso con Ilderosa Laudisa, Corrado Lorenzo, Toti Carpentieri, Enzo Miglietta, Walter Vergallo, Carlo Albero Augieri. L’attitudine alla ricognizione storiografica dell’autrice è evidenziata dall’intervento “Operatori culturali contemporanei in Puglia”, apparso sul numero del 1977 di Ghen, giornale modulare del movimento di Arte Genetica, in cui è la stessa Laudisa a chiarire le prospettive di indagine della proposta: «Con quest’opera s’intende ovviare all’isolamento nel quale ancora oggi si svolge l’attività culturale. Si proporranno informazioni non solo relative ai nomi ufficialmente “consacrati” dalla critica ma anche a quelli meno noti (non per questo meno significativi), utili comunque a far emergere il tessuto connettivo che sottende alla cultura pugliese del nostro secolo. Pertanto l’indagine si estenderà a tutti coloro, pugliesi o no, che hanno avuto o hanno qualche incidenza nell’evoluzione del discorso culturale della regione». In quest’ottica va intesa, non solo l’attività critica e giornalistica già evidenziata, ma anche l’esperienza poietica dell’autrice che si svolge a partire da una varietà di materiali linguistici al fine di evidenziare le trame storico-memoriali del tessuto poetico.
Il rilievo topografico di “Cantico urbano”, del 1978, si pone come esemplificazione della poetica. La dimensione topografica dell’opera verbo-visiva evidenzia il carattere di una scrittura che è memoriale, sottintesa al tracciamento di un luogo geografico-esistenziale. Nell’opera non compare scrittura, né manuale né tipografica. L’evidenza scritturale risiede nella dimensione topografica che è già scrittura di un luogo, dunque di una memoria. La topografia, da topos (luogo) e graphein (scrivere), si affaccia nell’opera in trasparenza lasciando il carattere di preminenza al dato fotografico: l’immagine di una bambina è attraversata dalla topografia che la scrive, senza nasconderla. Il rilievo è l’emergere di un dato che si dà in canto, in quanto scrittura di un luogo d’infanzia come ricordo, traccia, qualifica geografica ed esistenziale di una presenza umana che carica il luogo, le sue geometrie e le sue tecniche, dell’apporto umano. Il calore antropico è emerso nell’immagine dell’infanzia che si affaccia e racconta un luogo, ma da questo è anche raccontata. Cantata. La topografia è già scrittura del luogo, ma è anche scrittura del ricordo che si affaccia, ridescrivendola ulteriormente. Il tema dei luoghi attraversa l’itinerario dell’autrice che, in chiave genetica, finisce per rileggerli nella costruzione di piani multipli di scrittura. “Homo urbano”, del 1978, procede ancora da un rilievo topografico, un innesto urbano le cui griglie si intrecciano con una illeggibile scrittura manuale, a tratti forte e decisa, a tratti quasi smagrita si perde nel tessuto urbano come passi, attraversamenti di un vissuto, di un transitare umano. Il tutto è sovrastato da un feto che al centro dell’immagine è esso stesso topografia, dunque scrittura, di un elemento altro, il ventre materno, inscritto e scritto dalla condizione urbana (e linguistica) e dal dato intimo e caldo della scrittura manuale che interferisce con la precisione fredda del rilievo. La dimensione dei luoghi come elemento dal quale avviare una indagine sull’uomo e la sua cifra esistenziale, è uno dei motivi dell’autrice che intreccia storia e ricerca sui linguaggi producendosi in installazioni, anche performative nel loro carattere di interazione, come in “Evento architettonico in un palazzo cinque-settecentesco”, realizzato all’interno del movimento di Arte Genetica nel 1980 per la rassegna “Dentro/Fuori Luogo” svoltasi a Casarano, in provincia di Lecce.
Poesia qualepoesia/01: Apertura per salti e altro dire
Poesia qualepoesia/02: Premessa storico-contestuale
Poesia qualepoesia/03: Unità di politica, arte e scrittura. La poesia visiva a Taranto
Poesia qualepoesia/04: Michele Perfetti
Poesia qualepoesia/05: Anni ’60. Ricerche verbo-visive in Puglia
Poesia qualepoesia/06: Un’altra pagina. Le ricerche intermediali a Lecce
Poesia qualepoesia/07: Le microscritture di Enzo Miglietta
Poesia qualepoesia/08: Una inesaurita ricerca. L’opera di Dòdaro tra parola e new media
Poesia qualepoesia/09: Franco Gelli. O poesia, o follia
Poesia qualepoesia/10: Antonio Massari. Oh abitare in una rosa di 25 stanze
Poesia qualepoesia/11: Giovanni Valentini. Particolari di una poesia come progetto