“La sorella” di Paolo De Stefano
La vita di Giovanni Pascoli non appartiene soltanto agli studi dei critici letterari e alle pagine delle antologie scolastiche di letteratura. Prima con L’ombra (2012) e adesso con La sorella (2016, Stilo Editrice, pp. 120, euro 12), Paolo De Stefano ha voluto raccogliere le notizie biografiche del poeta romagnolo in due romanzi, affidandosi in questo modo a un approccio divulgativo che non rinuncia affatto a rimandi testuali e finanche stilistici all’opera di Pascoli. L’autore, già docente di italiano e latino e preside del liceo “Quinto Ennio” a Taranto, è peraltro autore di numerose pubblicazioni dedicate anche ai grandi classici della letteratura italiana, e in particolare ai prediletti Dante e, appunto, Pascoli.
Come recita il titolo stesso dell’ultimo dei due romanzi, che racconta la vicenda personale del poeta dal primo insegnamento universitario tenuto a Bologna fino alla sua morte, una posizione centrale assume il rapporto instaurato in quegli anni tra Pascoli e sua sorella Mariù, con la quale ha condiviso non solo lo stesso tetto ma anche ogni trasferimento e i suoi numerosi successi accademici e poetici. Ad esempio il periodo trascorso nella lontana Messina, dove Pascoli ottiene la cattedra di Letteratura latina all’Università e dove si ammala di tifo.
Mariù condiziona tuttavia anche la situazione sentimentale di Giovanni Pascoli, o comunque il suo desiderio di vita matrimoniale: ad esempio quando ottiene che il fratello resti a vivere con lei, anziché sposarsi con la cugina Imelde, a Rimini: «La solitudine della sorella era la sua stessa intima solitudine. Il pensiero di proteggerla, di dare ogni giorno vita alla sua vita lo aveva sempre tenuto presente nel procedere della sua esistenza sicché quella protezione aveva inteso come protezione della “casa”, della sua “casa”».
Ma c’è spazio nel romanzo anche per seguire i rapporti che Pascoli aveva legato in quegli anni con altre grandi personalità come Giosue Carducci e Gabriele D’Annunzio; i dissidi con Croce rispetto alla sua opera poetica; la stessa scansione cronologica di opere quali Il Fanciullino e Italy. Sacro all’Italia ramimga; e il sostegno di Pascoli rispetto alle ambizioni coloniali italiane in Libia, cui dedicherà il noto discorso La grande proletaria si è mossa. Fino alla morte del poeta, a soli 56 anni, nella sua casa di Bologna, poco dopo aver ottenuto la stessa cattedra universitaria che era stata di Carducci.