Poesia qualepoesia/19: Franco Altobelli. Il motivo dell’incognita come matrice

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Rubrica a cura di Francesco Aprile

Franco Altobelli, nato a Pescara nel 1954, ha frequentato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma i corsi di Toti Scialoja, e quelli Filiberto Menna e Achille Bonito Oliva presso la facoltà di Architettura, dove si è laureato nel 1981. Del 1989 è il trasferimento a Bari dove attualmente opera e dirige lo studio-galleria Spazioikonos. Si occupa, inoltre, di pittura, cinema, fotografia, grafica pubblicitaria. Elemento principe all’interno del suo lavoro è quanto intercetta, recupera, rilegge, manipola dai sistemi della comunicazione (mondo della moda, reportage, pubblicità), intrecciando tecniche analogiche e digitali al fine di lavorare su quei terreni di interazione fra comunicazioni pubblicitarie ed essere umano, evidenziando i risvolti critici delle prime sull’uomo. Proveniente dalle arti visive, opera nei territori dell’interdisciplinarità che vedono amplificata la portata iconica della parola, la quale acquisisce carattere di primo piano all’interno del suo percorso.

La quantità di linguaggi maneggiati accentua il tratto interdisciplinare, comportando, all’interno delle relazioni messe in opera fra elementi differenti, una diversa resa della parola a stampa, la quale smette il suo ruolo “strumentale”, tipico dell’innesto pubblicitario al quale l’autore attinge, per assumere una coloritura paesaggistica; in questo senso la parola diviene “paesaggio” dell’opera similmente alla reiterazione dell’elemento “palma” che campeggia in molti lavori di Altobelli. Le parole, distese in massa e a volte illeggibili, vedono riletta la propria forma; ciò che emerge di questo tappeto è la forma “campitura” della texture che va a concorrere alla costruzione dell’immagine, anziché esserne affiancata, svestendo quei panni che nel linguaggio pubblicitario la vedono strumentale e centrale, ma comunque insufficiente nella sua mancanza di autonomia che comporta l’introduzione-affiancamento dell’immagine. Il dialogo fra immagine e parola costruito da Altobelli vede i due elementi abbassati sullo stesso piano oggettuale, ridotti a “sfondo” di una realtà dove campeggia lo smarrimento del soggetto in un tutto amorfo caratterizzato dal susseguirsi frenetico di immagini e parole, talmente intrusive da non essere assimilate e non richiedere neppure il tempo e l’attenzione per essere in qualche modo fruite.

L’azione dell’autore procede dalla rilevazione di un surplus di comunicazione, intrusiva, che si sviluppa come eccesso, eccedenza, rimanenza nel deragliamento del processo comunicativo caratterizzato da una intrinseca perdita di dati. Da questa perdita di dati l’uomo non è escluso, e ad esso stesso appartiene. Tale eccesso di comunicazione si sviluppa nelle forme di testo e immagini che sono digitali, aleatorie, elettroniche, ma anche materiche, cartacee, analogiche, frammentate, gettate nella quotidianità dalla quale escono in sovrapposizioni che di volta in volta ostruiscono l’immagine precedente. Il cut-up burroughsiano si concede, in parte, come carattere esemplificativo della dimensione evocata da Altobelli. La rilevazione della quotidianità, lungi dall’esaurirsi con la sovrapposizione dei piani, ne esce ancora una volta diversa a partire dal cambiamento dei mezzi che l’evoluzione tecnica permette, al punto che l’operazione di Altobelli guarda a questo surplus di comunicazione in termini di rifiuti: ciò che è in eccesso diventa rifiuto, spreco, perdita coincidente con l’aumento della produzione. Lo spreco di Bataille è qui ancora una volta rimodulato. Non è la distruzione della produzione a saltare nel centro dell’opera, al contrario è quella tendenza che vede i differenti piani di immagini e parole modellarsi in uno sfondo, un tappeto amorfo. Questo tappeto amorfo, coacervo di istanze differenti eppure mai realmente separate, trova piani di reciprocità nella “struction” di Nancy, intesa dall’autore francese in termini di «un accumulo privo di assemblaggio» dove «la comunicazione diventa contaminazione, la trasmissione contagio». È a questo punto, in cui la trasmissione dell’informazione si è fatta contagio, che compare la figura dell’essere umano nell’opera di Altobelli, il quale procede in un lavoro che vede ergersi al suo centro il tema dell’identità; ma in un contesto in cui, in seno al post-strutturalismo, l’inconscio freudiano come luogo dell’altro si pone come decentramento del concetto di soggetto e ridefinizione dei piani dell’io, debilitato, fiaccato nella sua concezione “classica” di identità, la frammentazione del soggetto appare ancora nel suo carattere di “equivalenza”, “sostituibilità”, ponendolo di fatto in un contesto di indeterminazione. L’attore sociale in Altobelli è barrato. Una “X” spesso campeggia sui volti, colti dunque nell’enfasi di una «X siglata non per contrapporre ma per identificare l’identità di chi la traccia, una identificazione che, con un ossimoro, coincide con una incognita» (Giancarlo Pavanello) che è allo stesso tempo propria dell’identificazione dell’autore che la traccia e del volto rappresentato che risulta barrato, dunque anche sostituibile, nell’equivalenza dei rapporti che animano la pagina autorale di Altobelli.

Poesia qualepoesia/01: Apertura per salti e altro dire

Poesia qualepoesia/02: Premessa storico-contestuale

Poesia qualepoesia/03: Unità di politica, arte e scrittura. La poesia visiva a Taranto

Poesia qualepoesia/04: Michele Perfetti

Poesia qualepoesia/05: Anni ’60. Ricerche verbo-visive in Puglia

Poesia qualepoesia/06: Un’altra pagina. Le ricerche intermediali a Lecce

Poesia qualepoesia/07: Le microscritture di Enzo Miglietta

Poesia qualepoesia/08: Una inesaurita ricerca. L’opera di Dòdaro tra parola e new media

Poesia qualepoesia/09: Franco Gelli. O poesia, o follia

Poesia qualepoesia/10: Antonio Massari. Oh abitare in una rosa di 25 stanze

Poesia qualepoesia/11: Giovanni Valentini. Particolari di una poesia come progetto

Poesia qualepoesia/12: Ilderosa Laudisa. Paesaggio umano

Poesia qualepoesia/13: Francesco Pasca. La singlossia nel racconto

Poesia qualepoesia/14: Vittorio Balsebre. Nel segno dei fotograffiti

Poesia qualepoesia/15: Fernando De Filippi. Arte e ideologia

Poesia qualepoesia/16: Altri luoghi e momenti del verbo-visivo in Puglia

Poesia qualepoesia/17: Oronzo Liuzzi. Elementi di una poetica esistenziale

Poesia qualepoesia/18: Vincenzo Lagalla. La parola come luogo