Poesia qualepoesia/24: Antonio Noia. Geometrie: del segno, della parola
Rubrica a cura di Francesco Aprile
Antonio Noia, nato a Taranto nel 1942, artista concettuale, negli anni ha spaziato fra diversi linguaggi, ricorrendo alla pittura in accezioni plurime, fra queste, ha maturato esperienze di pittura segnica, ma ha altresì lavorato sulla spazialità dell’opera realizzando sculture, installazioni, spaziando dalla poesia visiva al libro d’artista, fino alla fotografia. In questo senso la sua indagine si colloca sul piano del gioco, ossia sulla condizione del cercare e scivolare fra i linguaggi sperimentando e dilatando il piano concettuale dell’opera a partire dal piacere stesso del mettere in azione differenti universi linguistici. Dalla grafia ai marchi, dagli ideogrammi alle pubblicità, dalla fotografia alla scrittura, l’universo segnico di Antonio Noia tiene insieme lo spazio urbano e l’opera, la dimensione della natura e lo scavo antropologico. La sua opera, ricca e articolata, lo colloca in una lunga serie di mostre, personali e collettive. Ha partecipato alle attività della Cooperativa Punto Zero di Taranto, centro nevralgico delle ricerche verbo-visive pugliesi. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Luciano Caramel, Franco Sossi, Michele Perfetti, Fernando Miglietta, Filiberto Menna, Eugenio Miccini, Enrico Crispolti, Valerio Dehò.
La serietà del gioco, come perno per la ricerca, pone il fare di Antonio Noia nel mondo in un esercizio continuo di sperimentazione; nel tentativo di manipolare i linguaggi, l’autore indaga materiali e storie di un tempo passato, come il gioco della trottola, il quale viene eletto a valore estetico e catapultato nel presente, in forma di installazione. Sono i materiali della sua terra d’origine, quella Puglia che l’autore ha abbandonato per insegnare materie artistiche in diverse città italiane, a tornare quali valori di una condizione antropica che viene esperita nella manipolazione di oggetti. La trottola, il mare, la terra, la luce, sono elementi che l’autore trasporta all’interno delle sue opere, rilevandoli quali materiali di un discorso dal taglio antropologico. Il rigore compositivo di Antonio Noia, contribuisce a qualificare le sue operazioni di confine fra i differenti linguaggi per una dimensione geometrica attenta e precisa; la manipolazione dei materiali, dall’opera bidimensionale al suo aspetto tridimensionale, è materia di interesse nelle differenti concezioni affrontate. Che lavori sul segno o sulla parola, poco importa, è il rigore compositivo, ancora, a dominare la scena; la parola, come fosse una linea, è affrontata allo stesso modo, è al contempo segno e superficie geometrica, e, ancora, materia bidimensionale e oggetto a tre dimensioni che cerca una collocazione nello spazio, interagendo con quest’ultimo. Ogni parola, trattata come fosse una linea, interviene sull’opera in qualità di struttura modulare: «anche in questi “irregolari” rapporti tra parole e immagine, la radice “geometrica” di Antonio noia, rimane evidente; anzi contribuisce a dotare questa serie di testi, organicamente unitari, di una impaginazione e di un taglio personalissimi», scriveva Michele Perfetti riguardo al rapporto fra parola e immagine messo in opera dall’artista tarantino.
Il senso estetico in Noia è marcatamente segnico e la parola non è avulsa da questa dimensione. Tale propensione segnica è motivo di raccordo fra la condizione concettuale e contemporanea dell’autore, e la sua analisi su quegli elementi del passato storico che diventano momenti del passato individuale, quali, ancora, i motivi della sua terra d’origine come momenti al contempo naturali e culturali. La scrittura, la parola, sono rapportate a materiali che, in un contesto di esplosione massmediale, appaiono superati e, invece, vengono restituiti dall’autore ad una contemporaneità capace di relazionarli con le criticità del momento; la scrittura è colta nella sua accezione più ampia, è segno, è incisione, è traccia, è passaggio di un vissuto: «In questo senso precisamente politico i nostri artisti, in sintonia con gran parte delle ricerche artistiche contemporanee, mostrano la loro grafica esattamente come l’etimologia suggerisce: come scrittura, come organizzazione di segni logo-iconici (parole e immagini) che parlano e mandano a memoria un documento di vita, una storia, sia pure con la sintassi stravolta del discorso estetico, sia pure con le articolazioni morfologiche delle figure mentali; ché, anzi, è per esse e per quegli stravolgimenti di senso, che si compie l’esorcismo sui mass-media, che si traggono dal godimento nella disattenzione, che si riscattano ad un rapporto d’uso critico e consapevole. Noia con i suoi reportages combatte sul loro medesimo campo, mostrandone i contesti, i mezzi di cui si valgono le informazioni quotidiane» (Eugenio Miccini). La parola è tattile, diventa oggetto, dopo essere stata manipolata, manovrata, diventa manovrabile, ancora, e l’oggetto non è oggetto scritto, ma si dà tutt’uno con la parola. La particolarità dell’immagine è risolta nell’uso critico della parola, divenuta essa stessa immagine, icona, taglio prospettico che indirizza la visione, la geometrizza in virtù della sua struttura modulare. La produzione si sposta sul piano dei libri d’artista dove l’oggetto-libro diventa spazio d’intersezione, evocando la parola, fra l’elemento naturale del mare e l’azione fotografica in un tentativo di catturare istantanee tridimensionali. Il filo di questi elementi, contemporaneamente storici, culturali e personali, sedimenta una pratica che rielaborando i luoghi, evocativi di una provenienza storica e culturale, produce l’effetto di una poetica del nuovo, della creazione, la quale lega i materiali antropologici a scenari inediti.
Poesia qualepoesia/01: Apertura per salti e altro dire
Poesia qualepoesia/02: Premessa storico-contestuale
Poesia qualepoesia/03: Unità di politica, arte e scrittura. La poesia visiva a Taranto
Poesia qualepoesia/04: Michele Perfetti
Poesia qualepoesia/05: Anni ’60. Ricerche verbo-visive in Puglia
Poesia qualepoesia/06: Un’altra pagina. Le ricerche intermediali a Lecce
Poesia qualepoesia/07: Le microscritture di Enzo Miglietta
Poesia qualepoesia/08: Una inesaurita ricerca. L’opera di Dòdaro tra parola e new media
Poesia qualepoesia/09: Franco Gelli. O poesia, o follia
Poesia qualepoesia/10: Antonio Massari. Oh abitare in una rosa di 25 stanze
Poesia qualepoesia/11: Giovanni Valentini. Particolari di una poesia come progetto
Poesia qualepoesia/12: Ilderosa Laudisa. Paesaggio umano
Poesia qualepoesia/13: Francesco Pasca. La singlossia nel racconto
Poesia qualepoesia/14: Vittorio Balsebre. Nel segno dei fotograffiti
Poesia qualepoesia/15: Fernando De Filippi. Arte e ideologia
Poesia qualepoesia/16: Altri luoghi e momenti del verbo-visivo in Puglia
Poesia qualepoesia/17: Oronzo Liuzzi. Elementi di una poetica esistenziale
Poesia qualepoesia/18: Vincenzo Lagalla. La parola come luogo
Poesia qualepoesia/19: Franco Altobelli. Il motivo dell’incognita come matrice
Poesia qualepoesia/20: Antonio Verri. Il corpo che racconta
Poesia qualepoesia/21: Raffaele Nigro. Il parlare sconvolto
Poesia qualepoesia/22: Edoardo De Candia, relazioni liminali del segno
Poesia qualepoesia/23: Lo svuotamento della scrittura. L’asemic writing in Puglia