Poesia qualepoesia/28: Beppe Piano. Dinamiche variazioni di senso
Rubrica a cura di Francesco Aprile
Beppe Piano, nato a Otranto nel 1947, vive e opera a Firenze dal 1972; è poeta visivo, concreto, sperimentatore nei campi della poesia elettronica, digitale, della video-poetry, dagli anni ’90 agisce nei territori della net.art, della net.poetry, email art, realizzando, fra l’altro, esposizioni virtuali, online. La sua prima mostra è datata al 1969 presso la galleria Elicona a Lecce, mentre nel 1971 diventa redattore della rivista «Gramma» fondata da Salvatore Fanciano, Bruno Leo, Giovanni Corallo in continuità con l’esperienza di «Tèchne» del fiorentino Miccini; partecipa alla mostra “Proposta 70”, al “Premio Dòdaro” (intitolato al pittore Silvio Dòdaro, presso la Galleria Michelangelo a Bari nel 1970), al MAF-Manifestazioni artistiche fiorentine (1971), espone più volte alle Giubbe Rosse e in vari contesti sul territorio nazionale, dagli anni ’80 aderisce all’esperienza della Singlossia partecipando alle manifestazioni sul tema da Brescia a Enna, da Caltanissetta a Palermo. Tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 opera all’interno della poesia concreta, in particolar modo nell’area del typewriting; prova di ciò è la sua presenza nel primo numero della rivista «Gramma» (1971), in cui presenta una tavola incentrata sulla ripetizione dell’elemento lettera (A, V) e sul valore dello scarto permutazionale degli elementi come variazione di senso e strutturazione della composizione visiva. In questo caso, la geometrizzazione della pagina è ottenuta per mezzo dell’esposizione del corpo delle lettere e loro ripetizione. Il carattere ossessivo della ripetizione è ripulito nell’ordine apparente della disposizione geometrica, la quale rivela e recupera la dimensione ipertrofica della ripetizione che risulta accentuata nello scarto minimo fra i corpi delle due lettere che si susseguono sulla pagina. L’ordine è interrotto dalla differenza minima che apre lo statuto dell’opera all’imprevisto e all’inciampo di lettura e visione.
Beppe Piano ha aderito, poi, anche al «Gruppo Gramma» che, come ricorda Francesco Pasca, “fu cosa diversa dalla rivista”. L’opera dell’autore originario di Otranto vira nel corso degli anni verso assetti sempre più audaci, sviluppando una ricerca ancora una volta incentrata sullo scarto di senso e traslata sulle coordinate della comunicazione elettronica, digitale, virtuale. Produce così una serie di opere che abbracciano la video-poetry fino ad essere per un decennio, dal ’96 al 2006, esponente e assiduo frequentatore dei territori della net.art, della net.poetry. Le operazioni di Beppe Piano nell’area della e-poetry riprendono e sviluppano un lavoro che è un lungo filo di coerenza che va dagli anni ’70 ad oggi. È il motivo dell’identità autorale, del singolo come elemento di un processo storico e coscienziale che si dipana nel tempo e, in quanto nel tempo, perviene ad una stratificazione e storicizzazione del proprio essere-nel-mondo, che si articola nell’opera di Beppe Piano e assurge a leitmotiv di buona parte della sua produzione. Accanto alla dimensione identitaria, la quale trasporta e configura il soggetto nella sua singolarità sul piano dell’opera rendendo manifesta la specificità autorale, ossia rendendola materia prima del processo creativo, compaiono i valori dello scarto e della differenza; nell’opera di Piano ciò che è uguale, l’immagine stessa dell’autore, non permane immutato in sé, ma predispone i mezzi per la messa in opera di una differenziazione dei materiali volta alla costruzione di un universo linguistico diversificato. Quanto si è già potuto osservare a partire dalle prime esperienze dell’autore, come ad esempio dalla tavola del 1971 in «Gramma», si ripete come pratica nel tempo, ma sempre accresciuta e modificata. L’autore pone l’attenzione al valore della lettera e al contempo gioca con la propria immagine. Il dato fotografico di partenza è defigurato in lettere. La strutturazione del lettering evidenzia processi di differenziazione e scarti di senso che, nello scorrere le immagini una dopo l’altra, si presentano a partire non più dall’elemento “lettera” ma dal colore e dalle sue tonalità. Così la stessa immagine dell’autore, come matrice di una serie di opere, diventa di volta in volta diversa a seconda che il processo di defigurazione della foto in favore del lettering evidenzi, attraverso il colore, un determinato “materiale” della composizione visivo-testuale anziché un altro.
La permutazione del colore diviene il processo cardine della dimensione verbo-visiva dell’autore al punto che nel video-poema “Chromatic variations #01” si realizza nell’animazione dei caratteri, proposti in una strutturazione di derivazione giornalistico-televisiva, la manipolazione stessa dell’oggetto-lettera, ormai ridotto a cosa malleabile, digitale, fluida. L’interazione di superfici fluide di informazioni massmediali è comunque intrecciata dall’autore con il valore del gioco, tipico della net.art, che si evidenzia nella scansione e successione dei colori, nonché nel prelievo ironico dell’immagine personale smaterializzata e dispersa nelle variazioni cromatiche che sono, appunto, dinamiche variazioni di senso.
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Poesia qualepoesia/04: Michele Perfetti
Poesia qualepoesia/05: Anni ’60. Ricerche verbo-visive in Puglia
Poesia qualepoesia/06: Un’altra pagina. Le ricerche intermediali a Lecce
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Poesia qualepoesia/15: Fernando De Filippi. Arte e ideologia
Poesia qualepoesia/16: Altri luoghi e momenti del verbo-visivo in Puglia
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Poesia qualepoesia/20: Antonio Verri. Il corpo che racconta
Poesia qualepoesia/21: Raffaele Nigro. Il parlare sconvolto
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Poesia qualepoesia/23: Lo svuotamento della scrittura. L’asemic writing in Puglia
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