Poesia qualepoesia/49: Profili: Toma, Stasi, Russo, Tolledi
Rubrica a cura di Francesco Aprile
Un inquadramento quanto mai ampio delle indagini intermediali di area pugliese richiede, oggi, un dialogo fitto con una costellazione di segni, suoni, tecniche che contribuisce a raggruppare figure e pratiche diverse. La parola come materiale diviene segno e suono frammentato all’interno di una generazione che muove i primi passi di “deformazione” del poetico a partire dagli anni Ottanta o, come nel caso di Toma, già dai Settanta. Con Salvatore Toma diventa possibile tracciare una linea fra la poetica e una dimensione collaterale, privata, che ha avuto modo di viaggiare per l’Italia attraverso il canale postale, divenendo dunque assimilabile alle formulazioni della mail art, mantenendo, nel caso del poeta di Maglie, una connessione strettissima fra il gioco ironico mail-artistico e la traiettoria poetica. La giustapposizione fra attività poetica, lineare, e tracciato mail-artistico in Toma procede a partire da un processo di dispersione del soggetto; dove all’esaltazione del dato lirico segue lo svuotamento dello stesso nella natura e/o nella morte come elementi rafforzativi della vita. Alla morte tanto versificata dall’autore segue un ritorno alla vita il quale è preceduto da uno spossessamento del soggetto che sconfina nella totalità della natura e/o della massa inorganica; a partire da ciò, l’autore, restituito a nuova vita, perde i caratteri dell’autoaffermazione lirica, ritorna a nuova vita, sì, ma con occhi diversi: «ci ho messo una croce / e ci ho scritto sopra / oltre al mio nome / una buone dose di vita vissuta. / Poi sono uscito per strada / a guardare la gente / con occhi diversi». Alla natura e alla morte, come elementi divenuti strumenti di liberazione dall’umano e dal sociale, segue la disgregazione del nome. Già il nome, affibbiato alla croce e lì abbandonato, è sintomatico della disgregazione poetico-visiva operata dal Toma “mail artista” irriverente e provocatorio che inviava cartoline in tutta Italia, spesso quasi nell’assenza di una reale intenzione di stringere rapporti letterari con altri autori, ma mosso dalla verve polemica dello sfottò sbeffeggiava autori, editori, critici. Montale, l’undici aprile dell’Ottanta, ammoniva il poeta di Maglie, invitandolo a desistere e abbandonare la strada di una “presunta” calunnia. Nella pratica collaterale del verbovisivo e della mail art ritroviamo in Toma la frantumazione del soggetto o, meglio, dell’identità socialmente istituita. A farne le spese è il nome che viene disgregato e da Salvatore Toma diventa un ironico “-Re Toma” assimilabile all’operazione “A great poet”, dunque al senso della croce, della sepoltura, come annullamento del soggetto lirico e sociale a vantaggio di una affermazione vitale diversa.
Negli anni Ottanta, Carlo Stasi, nato a Berna nel 1960 da genitori salentini, avvia un percorso incentrato sulla materialità sonora della parola poetica, elaborando una rilettura del territorio salentino sulla falsariga di quanto proposto da Apollinaire nei “Calligrammi” dove l’oggetto-simbolo dell’identità francese, la Torre Eiffel, veniva eletto a materiale iconico-letterario filtrandone il dato “mitico” che covava nell’immaginario collettivo. Allo stesso modo Stasi si produce in uno sforzo poetico che se da un lato vede la stesura di opere poetiche, lineari, dall’altro indirizza il proprio fare alla rielaborazione di un immaginario dove la parola, fattasi materia, rielabora in forma di calligramma i luoghi e le atmosfere di un Salento lontano, in cui è possibile rilevare la dimensione bodiniana delle “donne pennute” vestite di nero sulle facce bianche delle case di calce, rese “metafisiche” dai giochi di luci e ombre che si ripercuotono nelle atmosfere dei calligrammi di Stasi.
Roberto Russo, autore e pittore, dal 1979 avvia il suo percorso espositivo in Italia e all’estero, attraverso mostre personali e collettive. Dal 1988 lavora come responsabile di un laboratorio d’arte per diversamente abili. Quello di Russo è un lavoro grafico sul segno calligrafico, il quale, a partire dalle esperienze del Gruppo Forma 1 – sono stringenti i legami con quanto proposto da Russo e la ricerca sul segno condotta da Carla Accardi e Antonio Sanfilippo – appare sullo spazio dell’opera nella stesura ritmica di una serie di grafismi asemantici che, per altra via, assumono valore compositivo, strutturandosi come dei pixel al fine di comporre immagini.
Fabio Tolledi, poeta, regista e direttore artistico di Astràgali Teatro dal 1992 opera sui territori del suono e della messa in azione di una gestualità che è corpo e ritmo vocale e sintassi frammentata del discorso. Nel 2008 Francesco S. Dòdaro idea e cura la collana di opere verbovisive “Carte letterarie” edita da “Astràgali – Eufonia Multimedia” e curata assieme allo stesso Tolledi. Si legge dal comunicato stampa per il lancio dell’iniziativa che «Astràgali Teatro e Francesco Saverio Dòdaro lanciano una nuova collana editoriale, che prende il titolo di Carte Letterarie, una collana ideata e fondata da Francesco Saverio Dòdaro e curata da Dòdaro e Fabio Tolledi, per le edizioni Astràgali-Eufonia Multimedia. Carte Letterarie è un innovativo lavoro editoriale, che comprende 24 opere di poesia visuale di 24 artisti internazionali, in formato di cartolina, contenute in un cofanetto, che costituiscono un prezioso oggetto d’arte. Come scrive Francesco Saverio Dodaro, scrittore, poeta, fondatore del Movimento Genetico nel ’76 e ideatore di diversi giornali e collane tra cui Ghen arte, Scritture, Spagine. Scritture infinite, Compact Type. Nuova narrativa, Diapositive, Wall Word, Pieghe narrative, questa collana nasce come “un modesto riparo per ascoltare il respiro dell’altrove, del sogno, la voce del disperso, l’urlo della resistenza poetica”. La scelta delle opere da editare, per Fabio Tolledi, risiede nell’urgenza di interrogarsi sullo stato attuale della ricerca visuale e poetica a livello nazionale e internazionale, dando voce e segno alle opere di artisti contemporanei e mantenendo uno sguardo trasversale, aperto, rivolto ancora una volta al Mediterraneo. Le cartoline nascono da uno stringente dialogo tra arte visuale e scrittura e trovano una matrice nella cosiddetta Mail Art. Ogni cartolina d’artista di Carte Letterarie presenta sul fronte l’opera, in mono o policromia, e sul retro in monocrome, i dati editoriali e dell’opera (autore, titolo, edizione) e il suo codice Dewey. Da sempre utilizzato da Dòdaro nella sua lunga ricerca, il codice Dewey consente l’uso di un linguaggio di archiviazione internazionalmente riconosciuto, che dà conto del respiro internazionale dell’iniziativa». “L’estate si è chiusa” è l’opera di Tolledi pubblicata nella collana; si tratta di un lavoro del 1994 dove la componente poetica risulta inscindibile dall’elemento corporeo che non si presenta nella sola materialità del segno e nell’azione del gesto, ma nel suo essere corpo si produce già in fiato. Si tratta però di un fiato che è frammento, di un suono frantumato che procede parallelamente ai percorsi del gesto, del segno che è traccia prima che ordine linguistico istituito.
Poesia qualepoesia/01: Apertura per salti e altro dire
Poesia qualepoesia/02: Premessa storico-contestuale
Poesia qualepoesia/03: Unità di politica, arte e scrittura. La poesia visiva a Taranto
Poesia qualepoesia/04: Michele Perfetti
Poesia qualepoesia/05: Anni ’60. Ricerche verbo-visive in Puglia
Poesia qualepoesia/06: Un’altra pagina. Le ricerche intermediali a Lecce
Poesia qualepoesia/07: Le microscritture di Enzo Miglietta
Poesia qualepoesia/08: Una inesaurita ricerca. L’opera di Dòdaro tra parola e new media
Poesia qualepoesia/09: Franco Gelli. O poesia, o follia
Poesia qualepoesia/10: Antonio Massari. Oh abitare in una rosa di 25 stanze
Poesia qualepoesia/11: Giovanni Valentini. Particolari di una poesia come progetto
Poesia qualepoesia/12: Ilderosa Laudisa. Paesaggio umano
Poesia qualepoesia/13: Francesco Pasca. La singlossia nel racconto
Poesia qualepoesia/14: Vittorio Balsebre. Nel segno dei fotograffiti
Poesia qualepoesia/15: Fernando De Filippi. Arte e ideologia
Poesia qualepoesia/16: Altri luoghi e momenti del verbo-visivo in Puglia
Poesia qualepoesia/17: Oronzo Liuzzi. Elementi di una poetica esistenziale
Poesia qualepoesia/18: Vincenzo Lagalla. La parola come luogo
Poesia qualepoesia/19: Franco Altobelli. Il motivo dell’incognita come matrice
Poesia qualepoesia/20: Antonio Verri. Il corpo che racconta
Poesia qualepoesia/21: Raffaele Nigro. Il parlare sconvolto
Poesia qualepoesia/22: Edoardo De Candia, relazioni liminali del segno
Poesia qualepoesia/23: Lo svuotamento della scrittura. L’asemic writing in Puglia
Poesia qualepoesia/24: Antonio Noia. Geometrie: del segno, della parola
Poesia qualepoesia/25: Francesco S. Dòdaro: dal modulo all’Internet Poetry
Poesia qualepoesia/26: La strada nuova e il Laboratorio di Enzo Miglietta
Poesia qualepoesia/27: La scrittura mediterranea di Vittorio Del Piano
Poesia qualepoesia/28: Beppe Piano. Dinamiche variazioni di senso
Poesia qualepoesia/29: Glitch. Appunti per un itinerario pugliese
Poesia qualepoesia/30: Antonio Verri: metropoli, oggetti, altre scritture
Poesia qualepoesia/31: Le scritture di Vincenzo Ampolo e Marilena Cataldini
Poesia qualepoesia/32: Vitantonio Russo l’Economic Art
Poesia qualepoesia/33: Egidio Marullo: la scrittura defigurata
Poesia qualepoesia/34: Beppe Bresolin, elementi di poesia concreta
Poesia qualepoesia/35: I romanzi visivi di Mimmo Castellano
Poesia qualepoesia/36: Cristiano Caggiula: proliferazione di segni e criticità sociali
Poesia qualepoesia/38: Nadia Cavalera, Amsirutuf: enimma
Poesia qualepoesia/39: L’uomo come segno in disordine. Note sull’opera di Cristiano Caggiula
Poesia qualepoesia/40: Vittorino Curci, Inside 1976-1981
Poesia qualepoesia/41: Vittorino Curci, l’allargamento del segno
Poesia qualepoesia/42: Rossana Bucci, il taglio della superficie
Poesia qualepoesia/43: Fernando Bevilacqua, gestoscrittura: l’immagine, il suono, la traccia
Poesia qualepoesia/44: La radice informale nella verbovisualità di Vandagrazia De Giorgi
Poesia qualepoesia/45: Profili: Augieri, Carpentieri, Marrocco
Poesia qualepoesia/46: Sandro Greco e Corrado Lorenzo: La tela bianca
Poesia qualepoesia/47: Profili: Guido Pensato, Vito Capone, Dario Damato, Domenico Carella
Poesia qualepoesia/48: Tracce pugliesi nel gruppo “Le porte di Sibari”