“La canzone di Tommy e Blu” di Paolo Mattana
1976, anno bisestile. In Italia il prezzo di un caffè è di 120 lire, le sale cinematografiche proiettano Taxi Driver e nelle strade impazza la violenza dei nuovi gruppi politici rivoluzionari. Il brigatista rosso Renato Curcio, sopravvissuto ad uno scontro a fuoco con la polizia, viene arrestato. Il nuovo senso di disillusione e smarrimento esce dai solchi dell’ultimo vinile di Claudio Lolli Disoccupate le strade dai Sogni.
Il 1976 è anche l’anno in cui Tommy e Blu, al secolo Tommaso e Kate, si incontrano per la prima volta. Entrambi classe ’67. L’uno nasce in un’umile periferia di Roma, l’altra in una delle città più grigie d’Europa: Londra; Tommaso è il quartogenito in una famiglia di cultura e ricchezza modeste, Blu è figlia di una coppia di accademici. Il primo ha natura focosa, è invaso da una curiosità febbrile, vive per la musica ed il pallone. La seconda, sviluppa sin da subito una «prematura abitudine alla malinconia» (p. 32) e troppo spesso «ha solo voglia di sparire» (p. 40). Per circa quarant’anni i due si rincorrono perdendosi e ritrovandosi, tra oblii e ripensamenti, restando legati, nonostante tutto, un’intera vita.
Tommy e Blu sono i protagonisti del romanzo d’esordio di Paolo Mattana, La canzone di Tommy e Blu (Manni, 2019, pp. 144). Matta, biologo, è nato a Roma nel 1967 ed è residente a Bologna dove lavora presso un’importante azienda farmaceutica. Precedentemente ha pubblicato le raccolte di racconti Fútbol, tango y corazón (Robin 2006) e Per niente facile (Pequod 2015).
L’opera di Mattana è un delicato romanzo di formazione raccontato in prima persona dal protagonista maschile. Sebbene la scrittura paia maturare di capitolo in capitolo con la crescita psicologica ed esperienziale del narratore (operazione pregevole), non risulta sempre ben controllata. L’utilizzo di similitudini e metafore è spesso roboante e rischia di compromettere l’equilibrio del racconto, di per sé raffinato. Nonostante ciò, tra queste ultime, se ne segnalano due di particolare efficacia: quella della carta e del fuoco, utilizzata per descrivere il rapporto di pericolosa attrazione che lega i due protagonisti (p. 52); e il pensiero, terribilmente profondo, secondo cui gli uomini si dividono in due categorie: chi nasce montagna e chi mare. Il primo tipo trova pace nel silenzio di un salotto, all’ombra di un camino, sorseggiando vino; il secondo, invece, riesce a sentirsi vivo solo nel maremoto della vita; a questi due tipi umani, continua l’autore, se ne aggiungerebbe un terzo, l’isola, equazione personale propria a Tommy e Blu.
A fare da cornice al racconto sono alcuni tra i più importanti eventi socio-politici della storia europea degli ultimi cinquant’anni: dal sequestro Moro, allo scoppio della centrale nucleare di Cernobyl’, dalla caduta del Muro di Berlino alla Brexit. Non solo, le avventure dei due giovani passano per i festival di musica giovanile e per le Olimpiadi di Montreal del ’76, per l’esplosione del punk e per i Mondiali dell’82. Nonché, i canali di contatto tra Tommy e Blu – spesso costretti a separarsi – fungono da lente per una piccola storia della tecnologia comunicativa, dal gettone telefonico al cellulare, dalla carta e dalle cartoline al computer e alle e-mail.
Il libro, sebbene possa risultare dolciastro ad una mente fredda e calcolante, riesce a toccare e far vibrare l’esprit de finesse del lettore. La caratterizzazione dei suoi protagonisti, allo stesso tempo ragazzi in carne ed ossa e tipi umani universali, costringe a immedesimarsi nelle vite dei due personaggi principali, a commuoversi e talvolta inquietarsi rivivendone i vissuti.
Il romanzo, consigliato ai giovanissimi, così come ai lettori più adulti (esso si apre, infatti, con un bilancio «nel mezzo del cammin di nostra vita») svolge, in ultima analisi, un’importante operazione pedagogico-culturale raccogliendo e proponendo alcune tra le migliori canzoni e calci in rete del secondo Novecento.
Pasquale de Blasio