Category Archives: Building Apulia

Torna il concorso Building Apulia per giovani scrittori pugliesi

Scade il 29 settembre 2017, il concorso riservato anche quest’anno ai giovani autori pugliesi indetto dalla Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo”. Il concorso ha quest’anno l’obiettivo di promuovere i giovani autori pugliesi – under 30 – di racconti inediti, ed è una delle iniziative della rassegna “Building Apulia: la Puglia che scrive, che edita, che parla di sé”, giunta quest’anno alla quattordicesima edizione.

Le opere saranno esaminate da una Giuria i cui voti determineranno la classifica finale. In palio tre premi: 800 euro al primo classificato, 600 euro al secondo e 400 al terzo. È prevista anche una menzione speciale per tre racconti.

Le opere premiate potranno essere pubblicate in un volume a cura della Biblioteca del Consiglio Regionale. La proclamazione ufficiale dei vincitori e la premiazione avverranno nel corso del cerimonia conclusiva della rassegna “Building Apulia”, in programma a dicembre 2017 presso la sede del Consiglio Regionale della Puglia.

La partecipazione al concorso è interamente gratuita. La data ultima per l’invio degli elaborati è il 29 settembre 2017 (farà fede il timbro postale). I racconti potranno essere inviati con raccomandata con avviso di ritorno o consegnate a mano presso la Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia – Via Giulio Petroni19/A – 70124 Bari.

Tutti i materiali utili per la partecipazione al concorso sono disponibili a questo link: http://biblioteca.consiglio.puglia.it/ViewStatic.aspx?q=D6A7BD152F130D210010D2D9017FE99D

“Paso” di Lino De Venuto

Pier Paolo Pasolini non era soltanto un poeta, scrittore, editorialista, regista e drammaturgo. Era anche un grande appassionato del calcio: da giocatore, da spettatore, da tifoso. Si tratta di un aspetto noto a coloro che hanno studiato a fondo la personalità e la biografica dell’intellettuale friulano; ma di cui si è talvolta sottovalutato l’importanza, declinandolo a passione per lo sport più in voga nelle borgate romane. Niente di tutto questo: Pasolini conosceva e praticava il calcio con fervore, al punto da farne riferimento nei contatti epistolari con altri intellettuali del suo tempo, da frequentare assiduamente lo stadio Olimpico di Roma (pur restando accanito sostenitore del Bologna), da abbandonare un campo da gioco se i suoi compagni di squadra lo ignoravano troppo a lungo.

Libri sulla relazione tra Pasolini e il mondo del calcio ve ne sono già in commercio; più interessante è semmai l’accostamento di questa relazione a un testo teatrale originale, che permette di inserire la passione di Pasolini per il calcio in un contesto più ampio, non soltanto a riguardo delle frequentazioni dell’intellettuale friulano, ma anche operando un complesso lavoro sulla lingua da utilizzare. È questo il risultato finale di Paso, opera teatrale del barese Lino De Venuto, pubblicata a stampa per la casa editrice Gelsorosso (pp. 120, euro 12). Un’operazione editoriale interessante e completa: perché non si limita a proporre il testo teatrale, ma lo fa precedere da due ampie introduzioni dello stesso autore che contengono numerose notizie e imperdibili aneddoti sul ruolo che il calcio ha avuto nella vita giovanile dello stesso De Venuto (giocatore per alcune squadre della serie C e dei campionati minori fino alle soglie dei trent’anni, quando abbandonò i campi in erba e in terra battuta per dedicarsi esclusivamente al teatro) e anche di Pasolini (si vedano, su tutte, le lettere indirizzate al poeta Vittorio Sereni, le parole contro Helenio Herrera accusato di filo-franchismo, il rapporto con alcuni calciatori del tempo come Fabio Capello e Giacomo Bulgarelli).

Ma il cuore del libro è certamente rappresentato dal testo teatrale. Paso è ovviamente Pier Paolo Pasolini, qui indicato con un nome che sembra quello di un calciatore della Selecao brasiliana. Al suo fianco, compaiono Laura Betti, i ragazzi di vita delle borgate romane, intellettuali, calciatori di Casarsa, e soprattutto studenti, attraversando stagioni diverse della sua vita: la giovinezza in Friuli, l’approdo a Roma, il rapporto con la politica e con gli intellettuali. De Venuto dà voce a Pasolini ma non soltanto a lui, lavorando con attenzione alla lingua utilizzata dai protagonisti. Come scrive lo stesso De Venuto: «Sono uscito dal panico e dal caos iniziali, comincio con fatica ad assemblare qualcosa, la drammaturgia al di là della sua struttura non potrà prescindere anche dall’uso del dialetto di Casarsa, catturo alcune espressioni dialettali delle poesie giovanili, potrebbero far parte integrante del testo […] E il romanesco (con la tradizione linguistica del Belli) mette a fuoco la vita delle periferie romane, la vitalità chiassosa dei ragazzi di vita».

 

“Mi si scusi il paragone” di Daniele Sidonio

La canzone d’autore. La poesia in forma di musica. Ma anche la relazione dei cantautori con la scrittura letteraria tout court. Questi e altri spunti di interesse sono al centro del libro di Daniele Sidonio, Mi si scusi il paragone (MusicaOs, pp. 202, euro 15). Il paragone del titolo è quello cui si riferisce Francesco Guccini in un’intervista inedita concessa all’autore e riportata all’interno del volume: «uno scrittore o un autore di canzoni è come un maiale […] perché il maiale più lo nutri, più quando lo uccidi è grasso e ti dà soddisfazione. Così uno che scrive, più ha messo dentro più può riprodurre qualcosa in maniera completa». E il nutrimento di un autore di canzoni è certamente vario: attraversa la letteratura (quando non è egli stesso un letterato: si pensi ai testi di Pier Paolo Pasolini per Domenico Modugno, o a quelli di Roberto Roversi per Lucio Dalla), incontra i conflitti sociali, s’imbeve della pluralità linguistica del proprio territorio d’origine o della quotidianità.

L’autore, laureato in Filologia Moderna, critico musicale e collaboratore di riviste e siti web, raccoglie dunque in questo volume documenti di diverso genere: non solo analisi sui testi, che pure ne costituiscono il cuore, ma anche interviste a cantautori e critici musicali sul tema del rapporto tra musica e scrittura. Tra questi ultimi, troviamo Paolo Talanca, direttore del Premio Lunezia, e Giò Alajmo, ideatore del premio della Critica al Festival di Sanremo: due riconoscimenti che, per l’appunto, considerano principalmente il valore del testo di una canzone, e che si pongono in relazione diretta con quei premi (come quello intitolato a Eugenio Montale) che hanno visto nel corso degli anni, tra i vincitori, cantautori di alta levatura come Paolo Conte, Franco Battiato e lo stesso Guccini.

Chi sono, dunque, i cantautori i cui testi Sidonio studia nel suo libro per dimostrare, come dice Alajmo, che «la canzone non è altro che una poesia che ha ritrovato la sua melodia»? Oltre al Maestrone, troviamo Fausto Mesolella e il suo tentativo di portare in musica dodici liriche di Stefano Benni (di entrambi, nel volume, è riportata un’intervista inedita), Vinicio Capossela (già candidato al Premio Strega, a sottolineare il legame indissolubile tra i suoi brani e la sua scrittura letteraria), incursioni nel rock con i Marlene Kuntz e il Teatro degli Orrori, e anche esponenti dell’ultima leva di cantautori, da Dente a Vasco Brondi e Brunori Sas; per chiudere, quindi, con il “rap colto” di Caparezza.

Di questi e altri argomenti affrontati nel libro si parlerà venerdì 24 marzo alle ore 10,30 nel primo incontro della nuova edizione della rassegna “Building Apulia”, promossa dalla Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia in via Giulio Petroni a Bari. Al fianco di Daniele Sidonio ci sarà l’autore di un altro libro dedicato alla musica e in particolare alla canzone d’autore: Fulvio Frezza, con il suo Canzoni del Tempo (Florestano).

“Passaggio in Capitanata” a cura di Antonio Motta

Passaggio in Capitanata. Scritti di viaggiatori italiani 1683-1982 (a cura di Antonio Motta, Claudio Grenzi Editore, pp.  352, euro 28) è un libro di viaggi fatti da religiosi, storici, economisti, botanici, militari, poeti e scrittori italiani nell’arco di trecento anni. Ma è anche un dossier straordinario dell’anima di un territorio, con i paesi di pietra dei Monti dauni a sud, l’acrocoro cangiante del Gargano a nord, la vasta pianura del Tavoliere di Puglia nel mezzo. Per secoli il Tavoliere fu il teatro della transumanza, che alimentò con le sue entrate il più cospicuo forziere del Mezzogiorno, la Regia dogana della mena delle pecore, voluta da Alfonso d’Aragona. In questo libro che si legge come un romanzo, i viaggiatori raccontano tutto questo, ma anche la bellezza trascurata del paesaggio, la forza del sacro con la città dell’Arcangelo Michele e l’affascinante mistero delle stimmate di Padre Pio.

Il percorso curato da Antonio Motta ha inizio con un brano tratto dal Viaggio nelle Puglie del francescano Egidio Mattielli, datato 1683. Subito dopo, con un salto di oltre un secolo, si arriva all’ultimo decennio del diciottesimo secolo, epoca alla quale risalgono i resoconti di Francesco Longano e Giuseppe Maria Galanti. Dall’Ottocento, Motta ha recuperato brani di Serafino Gatti, Cesare Malpica, Michele Zigarelli, Giuseppe Ballarini (militare impegnato nella campagna contro il brigantaggio) e dello storico della letteratura (e deputato eletto proprio in Capitanata) Francesco De Sanctis.

Appartiene invece al Novecento la gran parte dei resoconti inclusi in questo volume: si parte da Giulio Ferrari, Antonio Beltramelli, Alessandro Trotter, Antonio Baldini, ai quali seguono brani tratti da alcuni tra i più importanti scrittori del secolo, perlopiù reclutati quali autori di reportages per quotidiani e riviste: da Riccardo Bacchelli a Giuseppe Ungaretti, da Corrado Alvaro a Vasco Pratolini, da Igor Man a Maria Luisa Spaziani (entrambi in visita a San Giovanni Rotondo). E poi ancora Orio Vergani (in viaggio sulle tracce di Leontine De Nittis), Anna Maria Ortese, Giovanni Russo, Demetrio Vittorini, Amedeo Maiuri, Tommaso Fiore, l’immancabile autore del Viaggio in Italia Guido Piovene, Virgilio Lilli, Pier Paolo Pasolini, Cesare Brandi, Antonio Mallardi, Roberto Roversi, Alfonso Gatto, Pasquale Soccio, Mario Soldati, Giuseppe Cassieri e Domenico Rea.

Il curatore del volume, Antonio Motta, è nato a San Marco in Lamis sul Gargano nel 1946. Poeta, scrittore, saggista, ha fondato il Centro Documentazione Leonardo Sciascia/Archivio del Novecento e la Biblioteca degli scrittori. Dirige la rivista di letteratura “Il Giannone”. Collabora a “Nuova Antologia” e ad “Appennino”. Tra le sue opere ricordiamo le prose: Con Bufalino nell’atelier di Guccione, Giorni felici con Leonardo Sciascia, Luce incantata. Viaggio sentimentale attraverso il Gargano, Bruno Caruso. Pittore di ragione, Legature. Alla ricerca dei libri di Leonardo Sciascia, Sciascia dal Gargano alla Noce con 30 fotografie di Guy Michel Bassac, Leonardo Sciascia: passeggiate e conversazioni, Il silenzio profanato, La casa di via Calvitto; le poesie: L’albero di gelso (1974-1998); i saggi: Mario Rigoni Stern, Invito alla lettura di Saverio Strati, Bibliografia degli scritti di Leonardo Sciascia, Stefano Vilardo, A scuola con Leonardo Sciascia. Conversazione con Antonio Motta; le antologie:Oltre Eboli: la poesia. La condizione poetica tra società e cultura meridionale 1945-1978, Leonardo Sciascia: la verità, l’aspra verità, Vita di Padre Pio attraverso le lettere.

Concorso per scrittori emergenti Building Apulia 2016

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Scade il 30 settembre 2016, il concorso riservato ai giovani autori pugliesi indetto dalla Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo”, giunto alla quarta edizione. Il concorso, che ha l’obiettivo di promuovere i giovani autori pugliesi – under 30 – di romanzi e saggi inediti, è una delle iniziative della rassegna “Building Apulia: la Puglia che scrive, che edita, che parla di sé”, giunta quest’anno alla tredicesima edizione.

Le opere saranno esaminate da una Giuria i cui voti determineranno la classifica finale. In palio due premi: 2 mila euro al primo classificato e mille euro al secondo; il contributo sarà erogato da “Teca del Mediterraneo” direttamente all’editore scelto dai premiati per la pubblicazione. Sono ammessi al concorso romanzi e saggi inediti di lunghezza inclusa tra 120.000 e 240.000 battute (spazi inclusi). Non sono ammessi testi poetici o opere collettive. Le opere devono essere in lingua italiana. La partecipazione al Concorso è inoltre interamente gratuita.

La proclamazione ufficiale dei vincitori e la premiazione avverranno nel corso del cerimonia conclusiva della rassegna “Building Apulia”, in programma a dicembre 2016 presso la sede del Consiglio Regionale della Puglia. La partecipazione al concorso è interamente gratuita. La data ultima per l’invio degli elaborati è il 30 settembre 2016 (farà fede il timbro postale). Le opere potranno essere inviate con raccomandata con avviso di ritorno o consegnate a mano presso la Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia – Via Giulio Petroni19/A – 70124 Bari.

Il bando integrale e gli allegati sono disponibili cliccando qui.

“Se non resta che il diluvio” di Tilde Pomes

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Il primo collegio dei docenti dell’anno è un po’ come il primo giorno di scuola per gli studenti. Vecchi e nuovi colleghi si ritrovano per stabilire le procedure, per lo più burocratiche, che avviano le attività: ci si confronta sugli orari delle lezioni, si fa la conoscenza di giovani docenti magari alla loro prima esperienza, si tirano le somme dell’estate e dell’anno scolastico precedente, con il suo carico di ripetenti, e si accolgono le richieste di nuove iscrizioni. Il giorno del primo collegio dei docenti i corridoi sono ancora silenziosi, le aule hanno fermato il tempo a tre mesi prima, con i disegni sconci sui banchi e le frasi d’amore sulle lavagne. Tutto sembrerebbe essere sereno, in un clima tutto sommato leggero di ritorno alle attività scolastiche. Ma è davvero così?

All’I.T.C. Borgia – nomen omen – l’aria è invece assai più surriscaldata, e non soltanto per gli ultimi fuochi della calura estiva. I professori si confrontano, è proprio il caso di dirlo, senza esclusione di colpi, di fronte a colui che dovrebbe mantenere l’ordine, il famigerato dirigente scolastico, professor Aristide Diluvio. E infatti Non ci resta che il diluvio (Manni Editori, pp.  176, euro 15) è il titolo del romanzo di Tilde Pomes che racconta con ironia questa stravagante compagnia di professori, immaginando una circostanza perfettamente reale attraverso l’uso di specchi deformanti. Il risultato è un «teatro dell’impossibile», in cui per una volta il racconto del mondo della scuola fa a meno dei suoi tradizionali protagonisti, vale a dire gli studenti, concentrandosi esclusivamente sugli insegnanti, corpo del quale la stessa autrice fa parte.

Pur in assenza degli studenti, il romanzo ha radici ben piantate nel mondo dei social: è su un gruppo Facebook, infatti, che alcuni degli insegnanti che partecipano a quel tragicomico collegio dei docenti pubblica i suoi resoconti. C’è lo spagnolo Miguel Favareto Landròn con i suoi intercalari ispanici, Agnello Rossi che non può fare a meno del suo dialetto napoletano, c’è la spagnola – soltanto di nome – Mariolina De La Barca. Ognuno di essi offre uno spaccato di quella giornata e della scuola nella quale dovrà affrontare l’anno che si apre. Una scuola nella quale i problemi, nonostante il sarcasmo che innerva il romanzo, sono drammaticamente reali: come la presenza di studenti stranieri, i più penalizzati negli scrutini del Borgia, o come gli atti di vandalismo nel laboratorio di chimica che fanno andare su tutte le furie il professor Agnello Rossi. E poi le gelosie tra insegnanti, il confronto tra generazioni diverse del corpo docenti, le lunghe relazioni burocratiche risolte con uno spinto copia-e-incolla. Questioni su cui questo romanzo, con un sorriso un po’ amaro, aiuta a non dimenticare.

Stefano Savella