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Giuseppe Cristaldi apre la rassegna “Profumo di libri”

Si è ufficialmente aperta ieri a Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, con il primo incontro della rassegna Profumo di libri organizzata dal locale assessorato alle politiche culturali, la lunga stagione di rassegne letterarie che proseguirà per tutta l’estate in tutto il territorio pugliese. Protagonista del primo incontro di “Profumo di libri” è stato il volume con cd audio di Giuseppe Cristaldi, Un rumore di gabbiani. Orazione per i martiri dei petrolchimici (pp. 32, euro 15) pubblicato da Besa Editrice. L’incontro con l’autore si è svolto presso l’atrio della casa comunale di Ceglie Messapica, dove si svolgeranno anche gli incontri successivi, e vi hanno presenziato, oltre alle autorità, Alfredo Melissano, della associazione Nuova Messapia, e Rosangela Chirico, pittrice e figlia di una vittima del petrolchimico di Brindisi. I prossimi tre incontri si svolgeranno nei tre rimanenti giovedì del mese di maggio. Il 14 è previsto l’incontro con Vincenzo Gasparro, autore del volume Una famiglia borghese. L’Italia dei galantuomini fino all’avvento delle camicie nere. Ceglie Messapica 1880-1930 (Ed. Tiemme, Manduria 2009); il 21 sarà la volta di tra letteratura e storia. Studi in onore di Vincenzo Jurlaro, volume di cui abbiamo già parlato qui; infine il 28 maggio è prevista la presentazione di Non ci dimenticate! Diario di un cammino di pace tra Palestina e Israele (edizioni Et/Et) di Paolo Farina, assessore alla cultura del comune di Andria e docente di scuola superiore.

Di Giuseppe Cristaldi PugliaLibre si era già occupata ai tempi della sua prima pubblicazione. Nato nel 1983 a Parabita, dove vive e lavora, Cristaldi ha infatti già pubblicato nel 2007 il romanzo Storia di un metronomo capovolto (Edizioni Il Laboratorio), ma in questo ultimo Un rumore di gabbiani emerge più chiaramente la sua attenzione alle problematiche civili. La pubblicazione di Cristaldi, impreziosita da una prefazione di Caparezza e da un contributo di Franco Battiato, è una «descrizione della vasta piaga petrolchimica nei territori italiani, la deriva degli operai e delle rispettive famiglie, le mutilazioni affettive connesse all’inalazione del cloruro di vinile monomero, i viaggi della speranza, l’ignominia, i pensieri notturni, i trepidi atti diurni, le emarginazioni, le vessazioni sugli operai alimentate da una ritrosia culturale, la natura ridotta a una carcassa do molosso». Il dvd in allegato al volume è un mediometraggio che racconta la vita eroica di Gabriele Bortolozzo, ex-dipendente del petrolchimico di Porto Marghera, quale somma memoria da tramandare ai posteri. Le gesta esemplari raccontate da un suo simile, sodale, in terra brindisina, un operaio che all’epilogo esistenziale descrive minuziosamente il proprio retaggio ad un feto, presunto, insperato, affinché niente e nessuno annaspi più nell’oblio, nell’omertà. Il martirio di uomini barattati col polivinilcloruro. Le strazianti testimonianze delle vedove, dei figli, dei medici segnati dal tragico fenomeno.

“Battaglia aerea nei cieli di Muro Leccese”

battagliaaerea

Un agile volumetto di 50 pagine per ricordare, con nuovi documenti e testimonianze, un episodio storico che colpì una cittadina del Salento, Muro Leccese, il 2 luglio del 1943, e rimasto ai più sconosciuto. Si tratta dell’iniziativa editoriale messa in atto dall’Amministrazione comunale di Muro Leccese e in particolare dall’Assessorato alla Cultura, che ha portato alla pubblicazione di questa ricerca di Vincenzo D’Aurelio e Antonio De Pascali (vice-sindaco della cittadina), dal titolo 2 luglio 1943. Battaglia aerea nei cieli di Muro Leccese (Editrice Tipografica Stampare, Muro Leccese 2009, pp. 50, euro 2,50, in vendita presso il locale Museo Borgo Terra). Si tratta della storia del Liberator B24 americano colpito nei cieli di Muro durante l’estate del ’43.

Dai carteggi ritrovati, è emerso che agli otto membri dell’equipaggio rinvenuti nelle campagne di Muro a seguito del bombardamento si affiancarono due militari di grado più elevato i cui resti furono sepolti nel cimitero di Cavallino. È stata data un’identità a quelle salme, che appartenevano rispettivamente, a Robert Deterson (primo tenente), Cramer Thomas (comandante), Tabor James (navigatore), Monoan Eugen (bombardiere), Pharis Charles (motorista), Cooney Woodrow (operatore radio), Niznok Steve (assistente motorista), Hall Clifton (assistente radio), Smith Harry e Yoakum Arthur (assistenti alla mitragliatrice). Morirono tutti nello schianto al suolo ed erano tutti appartenenti al 68° squadrone bombardieri del 44° gruppo dell’ottava forza americana. Il sindaco di Muro Leccese, Antonio De Iaco, così scrive nella presentazione del volumetto: «La pubblicazione rappresenta un lavoro di ricerca e di raccolta, iniziato molto tempo addietro, per cercare la ricostruzione minuziosa e per certi versi affascinante di un episodio accaduto durante il secondo conflitto mondiale e che ha interessato la nostra città. Con questa pubblicazione, Muro Leccese si arricchisce di un’altra pagina della sua storia».

Gargano. Storia, arte, ambiente e leggende

Si avvicina l’estate e vengono pubblicati anche quest’anno libri che puntano alla promozione delle bellezze artisitche e paesaggistiche della Puglia. Nell’ultimo volume di Carmine de Leo, nato a Foggia nel 1953, non si poteva che parlare del Gargano, nel volume dal titolo Gargano. Storia, arte, ambiente e leggende pubblicato dalla associazione culturale Nuovi Spazi presieduta da Riccardo Rignanese e dal Gruppo Enterra. L’autore, ispettore onorario del Ministero per i Beni Culturali, componente della Società di Storia Patria e vice presidente della sezione di Foggia di “Italia Nostra”, scrittore e giornalista, ha all’attivo altre pubblicazioni sulla storie e le tradizioni del promontorio del Gargano. Tra queste ricordiamo Pietramontecorvino, la porta del Subappennino (1987), Il Palazzo di Federico II di Svevia a Foggia (1990), Il Pane dei Santi. Le pietanze nella religiosità popolare (1998), Disegni e cartografia storica. Capitanata (2002).

In questo ultimo volume pubblicato pochi mesi fa, invece, in un centinaio di pagine De Leo illustra in un viaggio tanti aspetti anche poco conosciuti del promontorio del Gargano, un viaggio che parte dal nord del promontorio, dalla meravigliosa Madonna d’Elio, dai laghi, e poi tanti bellissimi paesi costieri e dell’interno, per immergersi nelle acque cristalline di piccole baie e calette e poi proseguire nell’ombrosa foresta Umbra e quindi, verso sud, nella terra dei santuari e delle grotte millenarie, come Paglicci e tante altre. Il volume è inoltre corredato dalle foto sui luoghi oggetto del libro, scattate dal figlio dell’autore, Andrea De Leo. Insomma, «Un libro che – l’autore – ha lo scopo di estendere la conoscenza del Gargano e dei suoi tesori ad un più vasto pubblico».

Le Minoranze Linguistiche in Capitanata: un itinerario turistico-culturale

Pubblicata dalla Provincia di Foggia, con l’ausilio dello Sportello linguistico provinciale, è stata presentata alcune settimane fa una Guida dal titolo Le Minoranze Linguistiche in Capitanata: un itinerario turistico-culturale, che rientra in un ampio progetto di valorizzazione e di tutela delle minoranze linguistiche franco-provenzale e arberesh presenti, rispettivamente, nei comuni di Celle San Vito e Faeto (la prima) e Chieuti e Casalvecchio di Puglia (la seconda). Un centinaio di pagine in tutto, quelle della guida, che servono a raccontare, ai più piccoli e non solo, storia, tradizioni popolari, lingua, usanze gastronomiche, beni culturali e momenti del vivere quotidiano di queste località, anche con l’ausilio di un apparato iconografico. Tra le testimonianze della grande vitalità culturale dei quattro paesi di Capitanata, vengono citate nella guida, ad esempio, i riti greco-bizantini che ancora si svolgono a Chieuti, i riti del matrimonio e dei fuochi di San Giuseppe a Casalvecchio, a Celle San Vito è invece ancora sentita la festa del carnevale, detta del «pacalotte». Faeto si fa poi apprezzare per le sue doti naturalistiche, trattandosi del paese più alto di Puglia, ai piedi del Monte Cornacchia, ideale per giornate di trekking nella strada che la collega a Celle.

Ma l’incontro di presentazione della guida è stato anche l’occasione per fare il punto sull’iter di una legge regionale che mira a tutelare definitivamente il grande patrimonio linguistico e culturale di queste minoranze linguistiche. L’assessore al Diritto allo studio della Regione Puglia, Lomelo, ha infatti affermato che «È quasi pronto il disegno di Legge Regionale che riconosce e dà dignità legislativa alle minoranze linguistiche presenti in Puglia. Il nostro obiettivo è promuovere e valorizzare queste culture tuttora parlate e diffuse in provincia di Foggia. nel Salento e nel tarantino». L’assessore alla cultura della Provincia di Foggia, Maria Elvira Consiglio, ha invece sottolineato la necessità di «dare continuità agli sportelli linguistici presenti nei quattro comuni» e attivarsi «per trovare nuove iniziative per valorizzare questi centri. custodi di un prezioso patrimonio culturale».

Legambiente contro una lottizzazione a Peschici

Nessun libro oggi, ma un comunicato di Legambiente Puglia che ha trovato pochissimo spazio sui media locali e che invece merita un risalto assai maggiore. LaPugliaChePubblica oggi cede il passo alla PugliaCheVive.

Decisa all’unanimità la lottizzazione della piana di Kàlena da parte dell’Amministrazione comunale di Peschici, sito sempre risultato inidoneo per gli alti costi di urbanizzazione e per i rischi di alluvioni. La soluzione dell’esproprio, rigettata per decenni, in pochi giorni appare la soluzione primaria per l’edificabilità del territorio. Ancora una volta nessuno si preoccupa della salvaguardia dei beni culturali come l’abbazia di Santa Maria di Kàlena, datata 872 d.C. Legambiente chiede alla Soprintendenza di assumersi le sue responsabilità. Opponendosi al ritardo delle istituzioni nelle iniziative di salvaguardia dei beni culturali, Legambiente ha lamentato più volte l’assenza della Soprintendenza nelle vicende dell’abbazia di Kàlena a Peschici, colpevole di aver lasciato mano libera ai comuni ed ai privati. Nell’ultima seduta del consiglio comunale di Peschici si è decisa una lottizzazione di edilizia popolare nella piana di Kàlena (in adiacenza della omonima abbazia). La piana di Kàlena è una zona d’interesse storico paesaggistico caratterizzata dalla presenza dell’abbazia di straordinario valore storico ed artistico, annoverata fra le più antiche d’Italia, ma è anche una zona soggetta ad allagamenti e con alti costi per l’urbanizzazione dei servizi. “La lottizzazione è una scelta scellerata, che viola il paesaggio, ma anche le regole minime del buon senso, visto che in quel posto si potrebbe costruire solo su palafitte.” – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia. – “Appena qualche giorno fa, abbiamo sollecitato le istituzioni affinché il restauro dell’abbazia di Kàlena fosse considerata priorità assoluta nel piano strategico provinciale. Se questa è la risposta del consiglio comunale posso affermare che siamo completamente fuori strada”. La lottizzazione, secondo la maggioranza, dovrebbe essere realizzata allo scopo di dare un segnale forte contro l’abusivismo e mirare all’economicità del prezzo delle case, oltre al tentativo di creare lavoro ed affrontare la disoccupazione.Legambiente invita la maggioranza a cambiare idea sull’individuazione del sito lasciando Kàlena incontaminata, attraverso la scelta di un’altro terreno. “La lottizzazione prevede l’esproprio dei terreni dalla famiglia che è proprietaria anche dell’abbazia. Esproprio che da sempre è stato chiesto come la soluzione dell’annosa situazione per la tutela monumentale e paesaggistica di Kàlena.” – aggiunge Franco Salcuni, della segreteria regionale di Legambiente – “Per decenni nessuno ha voluto parlarne, e oggi si decide in modo estemporaneo per la distruzione di quell’angolo di paradiso garganico. Avevamo ragione quando affermavamo che sul Gargano si fanno miracoli per il cemento, ma assolutamente nulla per la tutela”.

"La sanità malata", di Maurizio Portaluri

Uno dei libri pugliesi che nelle ultime settimane ha fatto molto parlare di sé è anche uno di quei libri indispensabili per chiunque voglia addentrarsi, senza pregiudizi ideologici e senza impugnare l’ascia dell’antipolitica, nella comprensione dell’articolato mondo della sanità pubblica, materia, come si sa, di quasi esclusiva competenza regionale e terreno sul quale si giocano molte competizioni elettorali. Si tratta del volume di Maurizio Portaluri, oncologo brindisino, già autore de Di fabbrica si muore scritto a quattro mani con Alessandro Langiu, che racconta la sua esperienza di due anni trascorsi come direttore generale della ASL della provincia di Barletta-Andria-Trani, prima di tornare, a seguito delle sue dimissioni, all’attività di medico, dopo una breve parentesi all’Istituto tumori di Bari. La sanità malata. Viaggio nella Puglia di Vendola (pp. 112, euro 12), questo il titolo del volume (il sottotitolo strizza forse un po’ troppo l’occhio al lettore), è stato pubblicato dalla Glocal Editrice, sempre attenta ai temi della politica regionale, della quale si ricorda soprattutto la pubblicazione de Il Governatore di Lino De Matteis a ridosso delle elezioni regionali del 2005.

Sono 18 i brevi contributi di Portaluri, ognuno dedicato a un aspetto specifico delle difficoltà incontrate nel suo operato di ‘manager’ di una Asl, ai quali si aggiungono la prefazione di Michele Di Schiena – Presidente Onorario Aggiunto della Corte di Cassazione – e una postfazione di Gianluigi Saraceni – dirigente amministrativo della sanità pubblica in Emilia Romagna e in Liguria, chiamato nel 2005 da Nichi Vendola a portare la sua esperienza in Puglia ma dimessosi anch’egli dopo 3 anni di lavoro nella stessa Asl di Portaluri. Gli aspetti assai bene descritti da Portaluri portano, nel complesso, a questa conclusione: che la rivoluzione nella sanità pugliese auspicata da Nichi Vendola nel 2005 è ancora di là da avvenire (o quantomeno a completarsi); che c’è stato probabilmente un errore di valutazione nel credere di poter apportare in pochi anni, se non addirittura in pochi mesi, tutti i cambiamenti necessari a una realtà assai dilaniata dai tanti interessi privati che vi gravitano attorno; e infine che non vanno nascoste le problematiche che l’ingerenza della politica (nazionale, regionale e comunale) ha causato e causa ancora a chiunque voglia rimboccarsi le maniche e agire in maniera indipendente per il miglioramento del sistema.

Va altresì detto, e lo sottolinea anche Portaluri, che determinati indirizzi provenienti dallo Stato centrale agiscono come una clava per impedire la risoluzione di alcuni problemi: l’assumere come fattori presi in esame nei sistemi di gestione «essenzialmente i costi e le prestazioni erogate», un sistema «utile in un’azienda che produce beni materiali o servizi che non hanno ad oggetto la salvaguardia di un bene primario come quello della salute» è uno di questi. Ma anche «la differenza stipendiale tra medici di famiglia e medici ospedalieri, a discapito dei secondi», che «ha spinto questi ultimi a forme di integrazione del reddito […] con conseguenze sulla tendenza prescrittiva, sulle liste di attesa per le prestazioni ed in definitiva sulla sicurezza del paziente». A questo proposito, si registra l’incredibile proroga di ben quattro anni concessa recentemente dal governo e quindi dal parlamento intesa a far continuare ai medici ospedalieri una attività da «libero professionista intramoenia» anche nei propri studi privati, senza dunque alcun controllo da parte del servizio pubblico, nonostante essi ricevano un’indennità di circa 1000 euro per quest’attività che dovrebbe, invece, svolgersi ‘entro le mura’ dei presidi ospedalieri o ambulatoriali. Una proroga che va a tutto vantaggio dei medici ospedalieri (le principali «vittime» del sistema, come Rocco Palese li ha invece definiti in una recente trasmissione televisiva), e che incide a catena sulle liste d’attesa e sulle casse del servizio sanitario regionale. Come sottolinea Portaluri, «la vera alternativa sarebbe una netta separazione tra attività pubblica e privata con grande disappunto di buona parte della classe medica e perdita di consenso della classe politica»: il numero di medici-sindaci, consiglieri comunali e regionali, oltre a essere del tutto sproporzionato rispetto alla popolazione, crea infatti una serie di conflitti di interesse difficilmente arginabili dai manager delle Asl, a fronte anche dei maggiori appoggi politici – di entrambe le sponde – che i primi hanno nei confronti di questi ultimi.

L’analisi di Portaluri prosegue poi sui «metodi di valutazione», sulla difficoltà nel licenziare un medico ospedaliero di Barletta condannato con sentenza definitiva per omicidio colposo ai danni di una paziente, sull’assistenza territoriale ancora poco diffusa, sui disinvolti ‘cambi di casacca’ politici di un gran numero di dirigenti medici e amministrativi, sulle ingerenze delle multinazionali farmaceutiche, sull’inefficacia dei controlli igienico-ambientali, sulla mancanza di autonomia nel controllo e nella partecipazione democratica dei cittadini. A fronte di questo quadro, tuttavia, Portaluri lascia comunque aperto uno spiraglio all’ottimismo: il recente piano sanitario approvato in Regione, che prevede il potenziamento dell’assistenza territoriale e la ricollocazione delle strutture ospedaliere, è atteso alla prova dei fatti.