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Per chi è divertente la Casa Stregata dell’Editoria

Una nostra redattrice è stata presente nei giorni scorsi alla Fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi di Roma. Queste le sue considerazioni sull’evento e le sue riflessioni sul mondo dell’editoria che lì si è dato appuntamento.

Ora, è ovvio che le fiere dell’editoria siano belle. Che ci si perda, che si incontri gente e che si sia frastornati. E forse il punto è che rimpiango l’ingenuità del visitatore con gli occhi sgranati, i libri in borsa e con l’inevitabilmente svuotato portafoglio. Ma perdersi è bello a patto che ci sia la possibilità di ritrovarsi, di individuare il filo che porti a qualcosa.

Ma. Troppi libri, troppe copertine brutte (orribili), troppa grafica sciatta, troppi titoli. E l’impressione che gli addetti ai lavori non ne sappiano troppo di più dell’incauto visitatore, che anche loro non facciano che aggiungere specchi per disorientare, che non si sforzino di dare risposte, di indicare la via. Per lo scrittore che voglia pubblicare, per il lettore che ha bisogno di capire, per il consulente editoriale che avrebbe necessità di fissare dei punti, di individuare, in lontananza, la fine della strada.

Per chi è divertente la Casa Stregata dell’editoria? Per chi stacca i biglietti all’ingresso e sogghigna al tintinnare dell’incasso, per il banditore che attira il pubblico – Venghino, signori –,  per gli scheletri che vogliono far paura ricordando quanto sia effimera la vita (la pubblicazione), ma che in fondo vogliono dire che sono sempre gli altri, a morire (nell’attesa della pubblicazione). Si diverte chi manovra le botole per far cadere a sorpresa, chi aziona gli ostacoli in modo che compaiano all’improvviso e facciano cambiare strada (carriera).

La Casa Stregata non diverte più me. Non voglio essere stupita. Non mi piacciono gli effetti speciali e non sgrano più gli occhi. Vorrei sentire la voce di un editor, di quello di una affermata casa editrice, per esempio, dirmi cosa vuol dire ‘Letteratura della crisi’, e non cincischiare nella speranza che il pubblico non noti le sue incongruenze. Gli specchi deformanti non mi fanno ridere, mi dicono solo che in campo di critica letteraria è difficile rendere un’immagine nitida dell’esistente, e non perché il presente sia complesso, ma perché manca la capacità di ritrarlo.

Io entro nella giostra se so che c’è una logica da seguire per orientarmi, se, applicandomi, posso ricavare delle regole. In questa giostra non è divertente perdersi per perdersi, e criminale è il giostraio che chiude le porte, spegne la luce e si dimentica dei visitatori, e va via, perché ha faccende più importanti a cui attendere. Salvare la Buona Letteratura, Difendere Proust, Disprezzare le Nuove Leve (tutte indegne, salvo non averle neanche lette). Questo giostraio non intrattiene nemmeno, si limita a mostrarsi ammantato di sacralità, a dispensare dogmi contraddittori e a seccarsi se gli si chiede di parlare alla fine, un po’, di letteratura, perdio.

Carlotta Susca

2011 battute per un anno di teatro

Il Teatro Kismet OperA, in linea con la sua vocazione di Opificio per le Arti, da sempre si fa sostenitore e scopritore dei giovani talenti artistici che il nostro territorio produce, per il teatro ma anche per altre forme espressive. D’altro lato lo stabile d’innovazione di Bari ribadisce e mira a sviluppare sempre di più il suo ruolo di ponte fra l’impresa e la cultura e a incentivare le relazioni fra le eccellenze, economiche e artistiche della nostra regione. L’agenda Kismet da anni rappresenta, simbolicamente, questa relazione virtuosa che il teatro vuole innescare su vari fronti, partecipando a numerosi progetti di successo in collaborazione con aziende e associazioni. L’investimento in cultura, inteso come collaborazione attiva alla realizzazione e promozione di un progetto culturale, offre alle imprese una speciale opportunità di comunicare in modo nuovo ed efficace i valori della marca e i tratti distintivi della loro identità. Le aziende che scelgono la comunicazione culturale quale elemento strategico della propria comunicazione d’impresa legano ad un intervento socialmente responsabile, strutturato e coerente con la mission aziendale, il loro marchio o il loro prodotto/servizio, in un mercato ormai caratterizzato dall’affollamento e dall’usura degli strumenti commerciali della comunicazione d’impresa. Per questa nuova edizione l’agenda del Kismet rinnova il suo impegno a essere un progetto che non abbia la sola funzione di “calendario”, ma sia anche strumento di divulgazione culturale, distribuito nei principali centri italiani e stranieri, tra teatri e luoghi di aggregazione, contenitore di idee e soprattutto luogo di espressione, in questo caso letteraria.

Alla luce di questo, il Kismet vuole allora rivolgersi a tutti i giovani talenti della scrittura e chiede alle aziende del territorio di sostenere questo sforzo di ricerca facendosi partner del progetto. Il concorso letterario 2011 battute per un anno di teatro è rivolto a under 35 nati in Puglia a cui chiediamo di inviarci un racconto inedito di 2011 battute a partire da un incipit dello scrittore pugliese Omar Di Monopoli, ispirato al tema della stagione teatrale Kismet 2010/11: “Il cielo brucia sopra di noi”. Gli scrittori si cimenteranno a partire dall’indicazione di Di Monopoli, lasciandosi suggestionare dal titolo. “Il cielo brucia sopra di noi”, attraverso un’immagine che sa di apocalittico, vuole essere un invito, un monito ad appassionarsi, a ri-appassionarsi, a trovare una nuova linfa in un tempo di passaggio quale quello che stiamo vivendo. I testi saranno selezionati da una giuria presieduta dallo stesso Omar Di Monopoli e composta da Roberto Ricco (direttore artistico del Teatro Kismet), Ines Pierucci (operatrice culturale), Lello Tedeschi (regista), Raffaella De Donato (Lupo Editore). L’agenda e tutto il progetto saranno presentati in un evento che avrà luogo nel mese di novembre.

Per leggere il regolamento clicca qui.

“Mi son visto di spalle che partivo” di F.P. Oreste

Francesco Paolo Oreste, sottufficiale della Polizia di Stato, ma anche impegnato nella tutela dell’ambiente e in particolare del Parco del Vesuvio, ha pubblicato da poche settimane il suo libro d’esordio dal deandreiano titolo “…mi son visto di spalle che partivo…”. Tra scegliere e restare ho preferito il mare (pp. 102, euro 10). Il libro, pubblicato dalla casa editrice salentina Pensa Multimedia, è una narrazione d’impronta autobiografia, ambientata in Campania, nella quale fanno capolino personaggi siginificativi che rappresentano vizi e virtù del popolo campano, con un’attenzione particolare rivolta a coloro che scelgono di reagire e «da che parte stare, anche se questo costa sacrifici e fa male».

Come ha scritto Maria Rosaria Esposito, «Il libro è un viaggio, nel reale, nel quotidiano, un viaggio che percorriamo insieme con l’autore e con la sua brama di “scrivere, scrivere”… ed allora intinge la penna in un caffé, e scrive, scrive sui sottobicchieri nei pub, sui biglietti del treno, su mezzi foglietti, su vecchi quaderni, su vecchi pensieri….
A volte le parole colpiscono come un nervo scoperto, feriscono come una lama: il protagonista è la realtà, quella interiore, e il confine tra letteratura e vita vissuta sfuma, fino a diventare irrintracciabile.
I personaggi del libro spesso sono inanimati, inusuali, scomodi e questo spinge il lettore alla rilettura di ciascun racconto, per cercare dettagli, sfumature, ritmi che, a una prima lettura, apparivano non visibili.
Tante possono essere le sensazioni che si provano nello scorrere le parole del libro: la suggestione di sentire ciò che sente l’autore nello stesso identico modo in cui lo descrive, la voglia di fuggire, di scappare da un territorio martoriato forte quanto la speranza, che raccoglie luce e sogni».

C’erano Regimi che bruciavano i libri. Ora è tutto più raffinato…

È accaduto il 1° di aprile. Ma non era un pesce d’aprile. Ricordate? Ci furono regimi che bruciavano i libri e le biblioteche. Quelli moderni hanno sistemi più raffinati ma non meno innocui.
Stiamo esagerando? No!
Provate solo a ricordare cosa è accaduto negli ultimi anni al sistema elettorale, alla scuola, al mondo del lavoro, al mondo dell’informazione. I diritti non vengono negati ma cambiati, trasformati, immessi nel libero mercato della concorrenza. Alla fine quei diritti non ce li ricorderemo nemmeno.
Vi diciamo cosa sta accadendo dal 1° di aprile nel nostro mondo.

In virtù del decreto del 30 marzo 2010 pubblicato sulla gazzetta Ufficiale n. 75 del 31-3-2010, il Ministero dello Sviluppo Economico insieme al Ministero dell’Economia ha sospeso e eliminato, senza alcun preavviso, la Tariffa editoriale ridotta per gli editori causando un aumento medio del 700% nei costi di spedizione.

Cosa accade? Che un pacco in contrassegno arriva a costare 9,50 Euro. Stiamo scherzando? No.

Il mondo editoriale è in subbuglio. Coinvolti tutti: piccoli medi e grandi editori, distributori, librerie e librerie online. Ovviamente i TG non ne parlano. La cultura non fa audience.

Se c’è un modo per continuare a monopolizzare il pensiero unico, a far saltare posti di lavoro, a piegare il mondo del lavoro, le piccole e medie imprese, oltre che la cultura e i saperi, lo diciamo senza timori, questo Governo sa farlo bene.

Ci stiamo tutti facendo i conti.
Nel nostro caso ad esempio, passeremmo da 9.300,00 Euro spesi nel 2009 a 24mila Euro a parità di pacchi spediti. Un collega editore, ben più grande di noi, preoccupato ci diceva di un aggravio di circa 120 mila Euro. Roba da pazzi! Quanto deve costare un libro?
Chi paga tutto questo? Tutti.
Molte riviste e periodici in questa settimana non sono partiti (gli abbonamenti fatti rinnovare a inizio anno avevano altri costi di spedizione). Nelle librerie diversi distributori non hanno fatto arrivare le novità. Un sistema, quello editoriale, di per sé già fragile, salta ancora.
La rivista VITA ha promossa una petizione. Sottoscrivetela anche voi come lettori sul sito www.vita.it . Serve? È utile farlo? Nella nostra Costituzione rimane ancora il diritto di manifestare la propria opinione e di difendere pacificamente le proprie idee. Prendiamocelo tutto finchè c’è.

Nel frattempo noi proviamo a resistere non facendo pagare ai lettori/clienti tutto il disagio il disagio.
Intanto stiamo lavorando ad azioni comuni con altri editori che rendano i costi più sostenibili per tutti: dagli editori ai lettori.

In questa nota non abbiamo promosso libri o lanciato una novità. Abbiamo parlato di quello che è accaduto nel sistema delle regole che rendono un lavoro, come il nostro, possibile. Abbiamo parlato di una cosa che ci sta a cuore: il fare cultura e il farla circolare in modi accessibili a tutti. Intanto, come lettori, fatevi sentire.

Elvira Zaccagnino
Amministratore edizioni la meridiana

Comunicati AIE e Losappio sui tagli all’editoria

«Siamo profondamente indignati per un provvedimento improvviso, non annunciato e che per la sua applicazione immediata sconvolge tutte le pianificazioni commerciali del mondo dell’editoria libraria’. È dura la reazione del presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo dopo la lettura in Gazzetta Ufficiale del decreto, pubblicato ieri sera, che abolisce da un giorno all’altro le tariffe agevolate postali per tutta l’editoria libraria, quotidiana e periodica. ‘Al di la’ del merito e delle ragioni dell’iniziativa – ha proseguito Polillo – siamo allibiti del fatto che in nessuna occasione ne’ Poste, ne’ gli organi istituzionali competenti ci abbiano dato la minima indicazione di una decisione imminente e sconvolgente per il nostro settore. Le ricadute saranno pesanti non solo in termini economici per la vita delle case editrici, ma anche per la cultura e l’informazione del paese: il canale postale e’ infatti uno strumento fondamentale di diffusione dei libri, soprattutto in quelle zone d’Italia non servite da librerie’. ‘Risulta quindi indispensabile – ha concluso Polillo – un ripristino immediato delle tariffe agevolate e un’apertura del dialogo per l’individuazione di soluzioni sostenibili per tutti i settori interessati’».

«Per le sue politiche di “tagli” e di presunto “risparmio” il Governo Nazionale ha pensato bene di prendersela con le piccole case editrici individuate, evidentemente, come la centrale degli “sprechi”.
Con il decreto interministeriale del 30 marzo 2010 è stata sospesa l’applicazione delle tariffe agevolate relative ai pacchi postali per l’editoria.
Da ieri, dunque, viene applicata la tariffa piena ai pacchi editoriali eliminando le agevolazioni per l’editoria.
Per il governo, dunque, se si spediscono colombe pasquali o libri non c’è differenza.
La differenza purtroppo la conoscono bene le tante piccole case editrici che sono il vanto dell’Italia e della nostra Regione e che ora rischiano il soffocamento anche per queste scelte governative così insensate e penalizzanti» (Michele Losappio, assessore al Lavoro della Regione Puglia).

“La vergine napoletana” di Giuseppe Pederiali

La vergine napoletana di Giuseppe Pederiali (Garzanti 2009, pp. 522, € 18,60) narra il viaggio intrapreso da Giovanni Vezzani, medico modenese, e di Yusuf Ibn Gwasi al-Kalsa, guerriero saraceno, alla ricerca di un erede degli Hohenstaufen dopo la decapitazione di Corradino di Svevia nel 1268, nel disperato tentativo di ridare lustro all’aquila sveva, dopo l’avvento degli Angioini.

L’autore attraverso le peregrinazioni e le peripezie dei personaggi fa rivivere i luoghi caratteristici della dominazione sveva, come Castel del Monte e Castel dell’Ovo, città multietniche come Melfi e Lucera, che al lettore abituato a visitarli vuoti e privi di vita o trasformati dalla modernità, assumono una caratterizzazione più significativa e densa di maggiori emozioni. Napoli è descritta come una città delle meraviglie, colorata, piena di mercanti e viandanti, in perfetta armonia con le acque cristalline del golfo sul quale nasce, in contrasto con episodi cruenti e violenti, come il massacro degli Ebrei alla Iodeca, alternati ad altri divertenti, come quello della scorfana.

La storia è resa avvincente dai continui colpi di scena e dalla suspance che percorre le pagine del libro. Sembra di assistere di persona con partecipazione emotiva, con numerose analessi, ai momenti importanti e cruciali, come la morte di Federico II di Svevia a Castel Fiorentino o la decapitazione di Corradino al Moricino, grazie all’abbandono dell’io narrante che lascia posto a quello di primo grado. Da non tralasciare è il valore simbolico di alcuni elementi: la morte dell’aquila di Federico II, presagio della decadenza e dell’imminente fine della dinastia sveva, la nebbia, contro la quale Ciommo combatte invano, simbolo dell’utopia della loro missione e dell’inutile sforzo.

L’opera è certamente interessante non solo per i suoi contenuti storici, per gli episodi inverosimili, ma anche perché all’interno di essa vivono argomenti di stretta attualità come l’infanzia negata, ad esempio nelle parole di Corradino quando si trova imprigionato prima della sua esecuzione capitale: «Il pensiero corse poi a sua madre e subito dagli occhi sgorgarono lacrime. Un pianto che veniva dal cuore… Riscoprì di essere solo un bambino, o poco più, bisognoso delle carezze materne…» Corradino è come tutti quei bambini e ragazzi privati della loro infanzia e fanciullezza per essere messi a lavorare o addirittura a combattere. Le altre tematiche vanno dall’antisemitismo e il razzismo, nel massacro dei giudei, all’intolleranza verso chi è diverso non solo per il colore della pelle o per la religione, ma per il suo aspetto fisico, come l’Uerco.

Giuditta Antonacci